CATANZARO Annullata l’ordinanza di misura cautelare per quanto attiene l’accusa di omicidio, mentre è stata confermata la misura per il capitolo legato allo spaccio di droga. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame accogliendo parzialmente le richieste avanzate dagli avvocati Marco Facciolla e Francesco Muscatello, difensori di fiducia di Maurizio Mirko Abate, nel procedimento penale che lo vede indagato per l’omicidio di Lisa Gabriele. I due legali avevano sottolineato, subito dopo il fermo del loro cliente, la presenza di «gravi lacune investigative rispetto a percorsi di indagine alternativi» e «l’assenza di elementi probatori materiali, oggettivi ed individualizzanti».
«Sotto il profilo delle esigenze cautelari – avevano aggiunto i legali – sebbene fosse notoria la sottoposizione dell’Abate ad indagini, egli giammai ha inteso rendersi irreperibile, tantomeno ha dato corso ad interferenze con l’attività d’indagine, a riprova dell’assoluta linearità e serenità di condotta rispetto ai fatti che lo vedono ingiustamente coinvolto». Il Tdl ha deciso di non confermare il carcere per Abate in merito all’accusa di omicidio.
Ci sono voluti 17 anni per concludere l’indagine sulla morte di Lisa Gabriele, che secondo quanto raccolto dalla procura guidata da Mario Spagnuolo sarebbe stata uccisa da Maurizio Mirko Abate, ex agente della polizia stradale, arrestato per l’assassinio della 22enne originaria di Rose, nel Cosentino, avvenuto nel 2005 a Montalto Uffugo. L’uomo era stato iscritto nel registro degli indagati dopo la riapertura delle indagini, nel maggio del 2021. La ragazza venne trovata priva di vita in un bosco con accanto al corpo degli psicofarmaci, una bottiglia di whisky insieme a un biglietto di addio.
Il quadro ricostruito dagli inquirenti in questi anni, coordinati dal procuratore Mario Spagnuolo, ha inquadrato l’omicidio nell’ambito di una relazione sentimentale intrattenuta dalla giovane di Rose con l’uomo, già impegnato in altra stabile relazione, ritenuta però sbilanciata, ossessiva e connotata da episodi di reiterate violenze e brutalità. A tratteggiarne i dettagli erano stati, in questi ultimi anni, un collaboratore di giustizia e altre persone informate sui fatti, parlando di serate a base di sesso, droga e perversioni. Inoltre, stando agli inquirenti, è emerso che il movente dell’omicidio sarebbe da ricondurre all’esasperata volontà di Abate di interrompere la relazione, allontanando definitivamente la vittima, con quest’ultima determinata a frequentare l’uomo nonostante la moglie di quest’ultimo avesse partorito un figlio ed alla luce del rischio che la moglie sapesse della relazione extraconiugale sottraendogli, così, il neonato.
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