COSENZA Tanto tuonò che piovve. Dibattuta, malvoluta, criticata ed ora rinviata. E’ finito al vaglio della Corte costituzionale, il decreto del governo Meloni che ha rinviato al 30 dicembre 2022 l’attuazione della “Riforma Cartabia” sulla giustizia penale. La questione di illegittimità è stata sollevata dal giudice di Siena Simone Spina, e dal difensore di un imputato accusato di violenza privata e danneggiamento, reati che con la Riforma sarebbero diventati perseguibili solo a querela. Un argomento di strettissima attualità ed evidentemente spinoso, e per questo motivo la Camera Penale di Cosenza ha organizzato una giornata di studio. Al dibattito hanno preso parte, oltre al presidente della Camera Penale di Cosenza, l’avvocato Roberto Le Pera anche l’avvocato Alessandro Diddi, il Procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo e gli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli.
«La Legge Cartabia ha degli aspetti positivi», suggerisce al Corriere della Calabria il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo. Che sottolinea i meriti della Riforma in relazione «alla giustizia riparativa, alla riduzione dello spazio dei reati non perseguibili a querela e che dovrebbe tradursi in una diminuzione dei carichi giudiziari, e l’introduzione di pene alternative». Vi sono dei punti importanti, ma – sottolinea il procuratore – «ci sono tutta una sere di problemi». Intanto si parla di Riforma rinviata, «probabilmente perché molti non la vogliono ed è a rischio perché le idee sulla politica giudiziaria dell’attuale Governo sono diverse da quelle del precedente, quindi rischia di essere non entrare in vigore». «Quando parlavamo dei problemi seri della Cartabia – aggiunge – non ci riferivamo tanto al contenuto quanto alla disciplina intertemporale cioè questa legge non prevedeva cosa sarebbe accaduto nel lasso di tempo intercorrente fra la entrata in vigore e i procedimenti già incardinati», sostiene Spagnuolo che aggiunge: «Sarebbe stato sufficiente disciplinare questo aspetto, noi eravamo pronti a lavorarci». Cosa accadrà? «Penso verrà fortemente ridimensionata, c’è il problema europeo degli stanziamenti condizionati e immagino che la Riforma verrà modificata e probabilmente non in meglio».
Il dibattito fortemente voluto dalla Camera Penale di Cosenza ha permesso, grazie ai relatori intervenuti di sollevare analisi critiche in merito alla Riforma. «Stiamo andando a modificare non alcune norme, ma il codice di procedura penale per un’esigenza, quella della efficienza, e allora è doveroso chiedersi se l’efficienza ed il giusto processo possano andare di pari passo», dice al Corriere della Calabria l’avvocato Roberto Le Pera, presidente della Camera Penale di Cosenza. Che pone un secondo quesito. «Ci viene chiesto di accelerare i tempi in un sistema governato dall’articolo 111, che non parla di brevità della durata del procedimento penale, bensì di ragionevole durata. E allora mi chiedo se l’introduzione di sistemi e di meccanismi che tendono a definire il procedimento penale nelle fasi precedenti rispetto al dibattimento è una cura oppure la cosiddetta cura che uccide il malato?».
L’avvocato Le Pera entra nel merito delle principali modifiche apportate dalla Legge. «Sui riti si potrebbero fare degli accorgimenti, ma sia chiaro la lungaggine del procedimento penale non è dovuta né ai riti e né tantomeno alle istanze difensive, è un meccanismo procedurale così farraginoso che non consente la celerità del procedimento penale, ma nulla c’entrano le garanzie». Le Pera aggiunge: «Dobbiamo stare attenti, per ottenere i fondi del Pnrr stiamo andando a modificare un sistema governato dall’articolo 111, il meccanismo del giusto processo che è invidiabile, lo abbiamo ritenuto il diamante raro del nostro stato di diritto».
In conclusione, l’avvocato Le Pera introduce un argomento tecnico. «Nel momento in cui si parla di ragionevole previsione di condanna, noi avremo una prima decisione da parte del pubblico ministero che rinvierà a giudizio solo in previsione di questa regola. Avremo un secondo giudizio di merito che è quello del giudice dell’udienza preliminare e ancora un ulteriore passaggio del giudice nuovo nel predibattimento e infine il terzo giudizio di merito, quello del tribunale. E allora ci chiediamo se tutto questo non sia forse l’anticamera dell’abolizione del giudizio di Appello?».
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