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I pionieri della frutta tropicale tra passione e sperimentazione

Questa sera a “Coltiviamo capolavori” la storia dell’azienda di Domenica Scopelliti e Carlo Di Blasio. Appuntamento su “L’altro Corriere Tv”

Pubblicato il: 15/11/2022 – 15:38
I pionieri della frutta tropicale tra passione e sperimentazione

LAMEZIA TERME “Coltiviamo capolavori”, l’approfondimento di Confagricoltura che si occupa delle aziende innovative ci porterà a Catona, a scoprire l’azienda agricola di Domenica Scopelliti. «Una vera novità», annuncia Saveria Sesto nell’incipit della trasmissione che andrà in onda questa sera su L’altro Corriere Tv (canale 75 del digitale terrestre). L’azienda si occupa della produzione di frutta tropicale e sub-tropicale: mango, annona, avocado e molto altro. Trent’anni fa sono iniziate le prime sperimentazioni, quasi visionarie per l’epoca. Oggi, invece, la coltivazione della frutta tropicale in Calabria da produzione di nicchia si sta espandendo, sia per l’evoluzione del mercato che per i gusti del consumatore. Negli studi Carlo Di Blasio, pioniere della frutta tropicale assieme alla moglie, laureata in agraria. Sono loro a introdurre in Calabria la frutta tropicale.

Dai primi campi sperimentali alla produzione

Di Blasio racconta che tutto inizia da «un felice incontro con il professore Francesco Monastra che era in Calabria per seguire i primi impianti di kiwi nel Rosarnese. Era una persona visionaria e ci ha coinvolto nelle sue esperienze e così abbiamo partecipato al progetto Agrimed della Comunità europea. Questo ci ha portato negli anni 80 al primo convegno – che si è svolto a Malaga – sulla frutticultura tropicale nel bacino del Mediterraneo. Da lì abbiamo impiantato i primi campi sperimentali e così abbiamo sviluppato le varietà che erano più interessanti. Poi la cosa è cresciuta passando dalla sperimentazione alla produzione. La prima esperienza è stata sull’annona».
È l’inizio di una storia che prosegue con l’avogado e il mango «che ritenevamo non sopravvivesse, poi abbiamo provato una varietà, la Kensigton Pride, che abbiamo visto resistere abbastanza bene alle nostre temperature». Da pionieri, Scopelliti e De Blasio hanno dovuto imparare e sperimentare. «Ma abbiamo avuto grande aiuto da molte professionalità». Da Catona a Palizzi c’è un area vocata alla frutta tropicale. «L’areale del mango può arrivare anche a Locri – spiega De Blasio – ma non è detto che tutti i terreni siano validi. Le piante soffrono molto per il vento freddo che crea dei microtraumi sui quali si instaurano malattie fungine. La giacitura non deve essere soggetta al vento e l’esposizione deve essere tale che l’intera pianta di mango deve essere esposta al sole». Sono tante le condizioni di cui tenere conto. «Se vogliamo fare un prodotto di qualità e non solo una pianta che sopravvive dobbiamo andare a indagare il sito particolare e non l’areale in generale».

Il “falso mito” della tropicalizzazione del clima

Il clima si sta tropicalizzando, come incide questo sullo sviluppo della produzione frutticola autoctona? «È un falso mito che queste “nuove” condizioni consentano lo sviluppo della frutta tropicale», spiega Di Blasio. «Intanto basta considerare che ai tropici le temperature non scendono mai sotto i 16 gradi e non vanno mai sopra i 28. Molte di queste piante con le nostre temperature estive, superiori ai 30 gradi, bloccano la loro attività – continua –. In Sudafrica è stata brevettata una varietà che riesce a spuntare due gradi in più». Questioni tecniche che si legano alla passione e all’impegno per l’innovazione. L’appuntamento per approfondirle è per questa sera alle 21. (redazione@corrierecal.it)

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