ROMA «Permangono gravi elementi di criticità e, conseguentemente, di incompatibilità, in seno all’ordinamento giuridico, tra talune forme associative e lo Stato democratico, così come segnalato da questa Commissione parlamentare di inchiesta anche nel corso della precedente legislatura». È quanto rileva la Commissione parlamentare Antimafia che, sul finire della scorsa legislatura, ha approvato la relazione su “Rapporti tra la criminalità organizzata e logge massoniche, con particolare riferimento alle misure di contrasto al fenomeno dell’infiltrazione e alle doppie appartenenze”, confluita nella relazione finale e ora resa pubblica.
«Quel che emerge anche dalle indagini più recenti è il vivo interesse da parte della ‘ndrangheta, di cosa nostra, ma anche di autonomi comitati di affari vicini a tali ambienti criminali, di infiltrarsi nel tutt’altro che impermeabile sistema massonico, al fine di curvare i cardini di solidarietà, obbedienza e riservatezza tipici delle associazioni a carattere iniziatico ai fini illeciti e alla realizzazione di disegni criminosi di ampio respiro, tesi all’acquisizione, gestione o comunque al controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici – osserva la Commissione – alla manipolazione del voto nelle consultazioni elettorali e all’inserimento di propri referenti nei gangli della pubblica amministrazione e nelle assemblee elettive locali».
La relazione ricorda che è emerso «da alcune indagini come il canale massonico continui ad essere utilizzato da imprenditori e professionisti per “avvicinare” magistrati – che ritengano o sappiano essere vicini o aderenti alle logge – al fine di tentare di “aggiustare” l’esito dei processi, e ciò nonostante le sanzioni disciplinari connesse alla iscrizione ad associazioni massoniche».
«Altro aspetto che merita un’attenta riflessione – per la Commissione – è la riproduzione del modello “circolo Scontrino – loggia Iside 2” accertato negli anni Novanta, ed evidentemente mai passato di moda, che vede l’annidamento di logge segrete nell’ambito di logge regolari anche appartenenti ad obbe dienze diverse, e in « centri studi », circoli e associazioni del tutto palesi nello svolgimento della loro attività culturale e di promozione sociale. Significativa è poi la circostanza che questa riproduzione del modello sia stata accertata di recente dalla magistratura proprio a Castelvetrano, nel paese del principale latitante di mafia Matteo Messina Denaro, nell’ambito dell’indagine nella quale è stato contestato il reato di cui alla legge Spadolini-Anselmi».
Per tornare a questioni che investono direttamente le indagini e i processi in corso in Calabria, «merita la massima attenzione quanto emerso dal processo ‘Ndrangheta stragista sulle più recenti acquisizioni circa l’organizzazione di vertice della ’ndrangheta dove viene lumeggiata la presenza di una componente estranea a quelle tradizionale (detta “visibile”) avente ruoli o cariche “riservate” formata dagli “invisibili” o “massoni” e che, unitamente agli esponenti apicali della componente “visibile”, forma la “direzione strategica” di questa organizzazione mafiosa».
La Commissione parlamentare Antimafia punta l’attenzione sull’inadeguatezza della «disciplina vigente e sulla necessità di introdurre nuove previsioni che siano capaci di fronteggiare i pericoli esistenti e garantire il corretto funzionamento dei pubblici poteri, in un quadro normativo piuttosto complesso perché vincolato dall’esigenza di salvaguardare libertà, diritti e principi costituzionali, tutti, di elevato valore». (redazione@corrierecal.it)
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