CATANZARO «Avreste dovuto vedere l’espressione di Salvini». I colonnelli della Lega calabrese ricordano bene il volto del leader durante l’ultima riunione plenaria, organizzata per ratificare gli accordi pre elettorali. E chiusa, in pratica, dopo la prima frase.
Facciamo un passo indietro: nel caos che contraddistingue il Carroccio calabrese, prima del voto era stato trovato un equilibrio tra le litigiose fazioni del partito. Così viene descritto da più fonti: Simona Loizzo, forte di un risultato importante alle scorse Regionali, aveva ottenuto di essere la capolista al listino proporzionale della Camera davanti al coordinatore regionale Giacomo Saccomanno. Postazione ritenuta, con i sondaggi a disposizione in quel momento, in bilico. Seconda parte dell’accordo: Loizzo avrebbe promesso di dimettersi, se eletta alla Camera, a patto di ottenere un incarico di prestigio.
Salvini aveva visto tutti i pezzi incasellarsi, un puzzle perfetto: Loizzo lascia il posto alla Camera a Saccomanno (numero due nel listino), Minasi diventa senatrice e molla l’assessorato al Welfare, subito girato a Loizzo come “incarico di prestigio”. Effetto domino salvifico per il ministro alle Infrastrutture: la turbolenta deputazione calabrese sarebbe tornata in pace. Tutti contenti e pressing di Saccomanno (già “tentato sottosegretario” scontento) ridotto, se non per cinque anni almeno per qualche mese. Macché, è finita (pare) malissimo. Torniamo al principio. Nella fatidica riunione di ratifica, quando Salvini ha ricordato a Loizzo i patti stretti in agosto, avrebbe ricevuto una risposta inattesa, un “due di picche” politico già diventato di culto nella narrazione leghista. Loizzo ha disconosciuto l’accordo e spiegato che a lasciare la Camera non ci pensa affatto. Per la delega al Welfare, poi, non se ne parla. Un assessorato considerato “minore”, altro che incarico di prestigio. Salvini, dicono, avrebbe assorbito il colpo con calma olimpica (a parte l’espressione del viso, a quello non si comanda). E si sarebbe messo al lavoro per reperire nuove deleghe. Deleghe che Occhiuto, a quanto pare, non può inventarsi; il governatore non vuole scompaginare gli equilibri della giunta. La strada, dunque, diventa strettissima, praticamente non percorribile. E la Lega rimane in mezzo al guado nella redistribuzione degli incarichi. Posto che Loizzo, a questo punto, resta salda sul proprio scranno parlamentare, resta da individuare una soluzione per l’esecutivo calabrese e attraversare gli incroci con la scelta di Fratelli d’Italia.
I meloniani paiono intenzionati a indicare il consigliere regionale Giuseppe Neri al posto di Fausto Orsomarso, dunque – per rispettare gli equilibri territoriali – il Carroccio calabrese dovrebbe convergere su un rappresentante del Cosentino.
Grazia Maria Carmela Iannini era data per favorita: arriva dalla provincia di Cosenza (equilibri territoriali soddisfatti) e rappresenta un collegio elettorale vincente (quello di Domenico Furgiuele: l’avvocatessa è di Corigliano Rossano). E invece, nelle ultime ore, Loizzo si sarebbe messa di traverso: avrebbe detto “no” a Iannini spingendo per la nomina di una sua stretta collaboratrice, Ida Bozzo, già assessore comunale a Rende e molto stimata nella Lega.
Un nuovo “niet” arrivato dalla primaria dell’ospedale dell’Annunziata, sempre più influente negli equilibri del Carroccio calabrese. Situazione grave ma non seria: alla fine, ripetono tutti, deciderà Salvini. Ma chissà che espressione ha fatto. (redazione@corrierecal.it)
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