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Lotta ai clan

Maxioperazione antidroga, coca via mare da Gioia e poi in depositi e covi (anche) in Calabria

L’inchiesta contro il narcotraffico internazionale con base a Napoli. Il narcos Imperiale in contatto con la ‘ndrangheta per supporto logistico

Pubblicato il: 16/11/2022 – 10:54
Maxioperazione antidroga, coca via mare da Gioia e poi in depositi e covi (anche) in Calabria

GIOIA TAURO Approdata sulla terra ferma, la cocaina veniva prelevata e trasportata su gomma da autotrasportatori compiacenti, per poi essere nascosta in depositi e covi tra Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio. Emerge dalle indagini che oggi hanno consentito alla Polizia di Stato e alla Guardia di Finanza di sgominare una banda di narcotrafficanti internazionali con base nel Napoletano, coordinata dal noto narcos Raffaele Imperiale, player mondiale del traffico di droga, già condannato mentre era in stato di latitanza a Dubai e amico fraterno di Bruno Carbone Bruno, altro broker napoletano del narcotraffico, già condannato in via definitiva, atterrato e preso in consegna ieri dalle forze dell’ordine a Ciampino dopo l’arresto in Turchia. La banda di narcotrafficanti, oltre ad avere articolazioni in Europa, Africa e Sud America, poteva contare anche su una fitta rete di collaboratori in varie regioni italiane. Sono emersi stabili rapporti con clan camorristici di tutto il Napoletano ma anche con le ‘ndrine calabresi le quali, oltre ad approvvigionarsi di cocaina dal gruppo Imperiale, fornivano il loro supporto per il recupero di ingenti partite di stupefacente che giungevano nello scalo marittimo di Gioia Tauro, grazie ad operatori portuali infedeli. Una parte dei referenti della rete di distribuzione italiana di Imperiale è stata compiutamente identificata e arrestata (a fine marzo 2021) in un’operazione congiunta della Squadra Mobile di Napoli e del GICO, con sequestro di ingenti quantitativi di cocaina, di hashish e di denaro. Gli appartenenti all’organizzazione erano in costante contatto tra loro grazie a sistemi di comunicazione crittografati (tra i quali Encro-Chat e Sky-Ecc), oggetto di indagine da parte di una squadra investigativa comune franco-olandese-belga e acquisiti attraverso una collaborazione internazionale con l’Agenzia Europol e con l’Autorità giudiziaria francese ed olandese, coordinata da Eurojust.

Le indagini


Le indagini hanno consentito di ricostruire interamente la cerchia relazionale di Imperiale, non solo in Italia, consentendo di identificare i soggetti che coordinavano la gestione del denaro, impartivano disposizioni ai “corrieri” dello stupefacente e gestivano gli automezzi utilizzati per il trasporto della droga e del contante e, in generale, la filiera logistica a supporto dell’organizzazione. La banda di narcotrafficanti gestita da Imperiale, secondo gli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, riciclato e reimpiegato i proventi del traffico di stupefacenti, in parte trasferiti all’estero avvalendosi di sistemi di movimentazione monetaria alternativa, basata sull’opera di cambisti internazionali, il cosiddetto Hawala. Non solo. Il denaro della droga è stato anche reinvestito in attività speculative come la compravendita di oro.

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