Dopo il successo di “Telefone”, “An Orange Colored Day” segna il vero e proprio debutto di Arima Ederra, un’artista capace di unire amore, attrazione e perdita in un unico sound. Figlia di rifugiati Etiopi, cresciuta a Las Vegas in ambienti ortodossi, la scoperta della musica spirituale della sua terra natale accende in lei la voglia di scoprirsi e di mettersi completamente a nudo.
“Free Again” rappresenta pienamente la tematica del disco, una malinconia ottimista che vuole provare a nascondere la tristezza, o perlomeno a metterla da parte, ma senza perderne completamente la presenza.
La scelta di armonie molto morbide, quasi delle ninne nanne r&b con un’influenza reggae, vuole portare l’artista ad amare la bellezza nella sua totale espressione, anche nei momenti in cui bisogna trovarla e crearla da sé.
Arima riesce a esprimere le proprie sensazioni in diversi modi, ad esempio contrapponendo le ferite e la gioia quando parla della sua famiglia in “Drugz/Wooden Wheel”, dedicata alla madre, e “Yellow Cabi”, dedicata invece al padre, con differenti tonalità vocali in base alle emozioni.
Nonostante il tema della perdita, traspare ugualmente la speranza, seppur immaginaria. “Letter From the Imaginary” è una preghiera che descrive un mondo finto, ma governato dall’amore che mette tutte le cose in equilibrio. “An Orange Colored Day” è un album futuristico in cui Arima si apre completamente parlando del suo dolore, ma lo fa con la speranza che un giorno tutto andrà per il meglio grazie alla fede nell’amore, guscio in cui l’artista si chiude e si sente al sicuro.
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