Il tema delle riforme, a partire dal dossier sull’autonomia differenziata, non sarà sul tavolo prima di gennaio. Una fonte di governo ribadisce qual è il termine del “patto” che Fratelli d’Italia e Lega hanno siglato in campagna elettorale: l’autonomia differenziata dovrà camminare di pari passo con il discorso sulla forma di governo, il “refrain”. Non c’è alcuno scontro nell’esecutivo, l’attivismo del responsabile per gli Affari regionali viene considerato dagli alleati come positivo nel momento in cui c’è la ricerca di una convergenza su una tema quale quello delle materie concorrenti. Ma l’obiettivo dell’esecutivo è quello di rispettare la tabella di marcia condivisa prima del voto del 25 settembre. E di approfondire la materia senza alcun tipo di fughe in avanti. Al momento Fratelli d’Italia non ha premuto il piede sull’acceleratore sul presidenzialismo. Il ragionamento è che bisogna puntare tutto sulla legge di bilancio, rispondere alle esigenze degli italiani sul caro bollette, inserendo alcuni tasselli concordati dal centrodestra, dall’estensione della flat tax per gli autonomi alla revisione del reddito di cittadinanza per finire con la rottamazione delle cartelle. Dunque il ddl Calderoli non dovrebbe trovare spazio in Cdm almeno fino all’approvazione della legge di bilancio. «Bisogna tener presente innanzitutto il quadro generale dell’impianto», osserva un altro esponente dell’esecutivo, «non si può certamente partire subito dall’autonomia». Poi, con l’inizio dell’anno prossimo, la maggioranza valuterà anche quale sarà lo “strumento” per il confronto e l’esame delle riforme costituzionali e non è detto che sia una Bicamerale. Ad occuparsi della materia dovrebbe essere in ogni caso l’ex presidente del Senato Marcello Pera. Saranno le commissioni Affari costituzionali il luogo dove ci sarà il confronto anche con le opposizioni, anche sull’Autonomia differenziata. Intanto Calderoli incontrerà nella Conferenza delle Regioni i governatori. Nella bozza del ddl non c’è alcun obbligo per il governo, prima di chiudere l’accordo sulle materie da delegare alla Regioni, di stabilire i Lep, ovvero i servizi e quelle prestazioni che lo Stato deve garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, in quanto consentono il pieno rispetto dei diritti sociali e civili dei cittadini. Preannuncia battaglia il presidente della Campania De Luca: «L’ipotesi Calderoli significa spezzare l’unità nazionale e condannare a morte il Sud. Di questo parleremo anche con il Presidente del Consiglio», osserva. Il testo è «inemendabile, perché l’ispirazione di fondo è inaccettabile», l’affondo. «Già abbiamo un’intesa raggiunta con la Puglia, la Basilicata, la Calabria, il Lazio, il Molise, ma credo che ci sia un dibattito aperto anche nel Centro e nel Nord del Paese”, continua. Verrà avanzata la richiesta di ritirare il ddl ma a favore del percorso dell’autonomia differenziata sono anche alcuni governatori dem, da quello dell’Emilia Romagna Bonaccini a quello della Toscana Giani. Puntano, invece, a fare presto i governatori della Lega. Quanto al governatore della Calabria Roberto Occhiuto, secondo quanto riporta oggi il sito di Repubblica «è nella posizione difficile di non volere rifiutare in blocco la proposta, ma mette paletti precisi: “Va fatto procedere il fondo di perequazione e fissati parametri standard, i livelli essenziali di prestazioni, perché non si possono aumentare le disparità”». Anche in Forza Italia comunque l’orientamento prevalente nei gruppi è quello di evitare qualsiasi tipo di sprint. L’Autonomia differenziata va approvata «senza mettere a repentaglio l’unità dello Stato”, l’appello del vicepresidente della Camera Rampelli (Fdi). «Abbiamo sempre detto – ha sostenuto – che per noi i livelli essenziali di prestazione sono imprescindibili e lo ribadiamo ancora oggi: non ci possono essere Regioni di serie A e Regioni di serie B. Questo avrebbe una ricaduta sociale troppo evidente». Ma Calderoli stoppa le critiche a suo dire “preventive”. «Ringrazio l’interesse manifestato sull’autonomia differenziata da parte del governatore campano Vincenzo De Luca e dei tanti, parlamentari o sindacati, che stanno chiedendo il ritiro di una proposta, la mia proposta, che non essendo mai stata presentata da nessuna parte non si vede come possa essere ritirata», scrive in una nota. «Quello che ho messo sul tavolo è una bozza di lavoro per iniziare a confrontarci e a lavorare – osserva ancora – auspico che la versione definitiva di questo testo possa essere scritta con il contributo di tutte le Regioni, perche questa è una bozza parta a ogni tipo di proposta, a ogni tipo di contributo. Ma a condizione che ci sia una leale collaborazione reciproca da una parte e dall’altra».
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