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L’indagine

Incendio al Lido Jonio di Catanzaro, rinviato a giudizio Antonio Talotta

Imputato è il fratello del gestore (che si è costituito parte civile). Le travagliate vicissitudini della struttura balneare

Pubblicato il: 18/11/2022 – 18:55
di Alessia Truzzolillo
Incendio al Lido Jonio di Catanzaro, rinviato a giudizio Antonio Talotta

CATANZARO Il gup del Tribunale di Catanzaro, Giuseppe De Salvatore, ha rinviato a giudizio Antonio Talotta, 40 anni, per l’incendio appiccato al Lido Jonio “Ce l’hai” di Catanzaro Lido il 19 luglio 2017.
Persone offese di questo atto distruttivo, individuate come parti civili, sono Matilde Talotta, gestore della struttura (sorella dell’imputato) e Aniello Grampone, marito di Matilde Talotta.
Una vicenda complessa e intricata quella del Lido Jonio di Catanzaro che ha portato a una lunga sequenza di denunce e procedimenti penali e amministrativi.

I tre incendi

Come risulta anche dagli incartamenti in possesso degli investigatori, il lido Ionio è stato vittima di tre incendi dolosi tra i quali uno avvenuto anche prima che la signora Talotta e il marito Aniello Grampone ne acquisissero il ramo d’azienda, nel 2016, ceduto da Giovanni Valentino. Il primo incendio risale, infatti, al 7 gennaio 2011. I Vigili del fuoco certificano che al loro arrivo, alle 4 del mattino, il lido era «completamente avvolto dalle fiamme». Qualche tempo prima, il 17 dicembre del 2010, era stato intimato dal Comune al titolare di mettersi in regola coi documenti, pena la revoca della concessione demaniale.
Ad aprile 2016 i coniugi Talotta-Grampone acquisiscono il ramo d’azienda del lido.
Il secondo incendio si verifica il 19 luglio 2017, alle 21, con gli avventori nel locale, con le fiamme che si propagano minacciando l’incolumità degli astanti, titolari compresi. Anche qui c’è una coincidenza che è stata fatta presente alle forze dell’ordine: a giugno era stata emanata l’ordinanza numero 44, notificandola a sia al gestore Talotta che al titolare Valentino avente ad oggetto la demolizione di alcune opere nel lido. Ma c’è di più: il 20 luglio, il giorno dopo l’incendio, doveva essere svolta una perizia da parte di un consulente tecnico d’ufficio, così come richiesto dai coniugi Grampone.
Il terzo incendio si verifica il 6 gennaio 2018, alle 14. Anche in questa occasione, qualche tempo prima dell’incendio, era stato notificato a Valentino e a Talotta l’inizio dell’avvio del procedimento di decadenza della concessione demaniale marittima che il titolare Giovanni Valentino aveva ottenuta nel 2001. Non solo. L’otto gennaio dovevano iniziare i lavori di ripristino del lido. Per quest’ultimo incendio è stato condannato a un anno e 4 mesi in primo grado, quale esecutore materiale dell’incendio, Antonio Talotta, fratello di Matilde la quale si era costituita parte civile, nel processo con rito abbreviato, insieme a Giovanni Valentino. Alla lettura della sentenza la Talotta diramò un comunicato nel quale ringraziava gli investigatori che avevano consegnato alla giustizia Antonio Talotta ma stigmatizzava l’«assenza di qualsivoglia interessamento da parte dei nostri politici che invece si sono detti vicini ad altri episodi di cronaca accaduti in altri comuni dimenticando completamente i dolori di una famiglia rimasta senza lavoro per oltre 2 anni vessata da pregiudizi dozzinali ed infondati a voler combattere con i denti il diritto al lavoro che gli veniva continuamente ostacolato. Fiduciosi ancora una volta nella giustizia, nel ringraziare la Squadra Mobile, sezione II, e la Procura della Repubblica di Catanzaro aspettiamo sereni la risoluzione del primo incendio avvenuto il 19 luglio 2017 augurandoci che il Comune di Catanzaro non continui a inondarci di infondate contestazioni».
Le contestazioni non si sono fermate ma le indagini sul lido sono andate avanti, tanto che ieri è stato rinviato a giudizio, di nuovo, il fratello della Talotta. La domanda per la quale le indagini sono ancora aperte è chi ha spinto Antonio Talotta ad agire contro sua sorella?

Passaggi da chiarire sulla vicenda Lido Jonio

Dopo l’incendio di gennaio 2018 le forze dell’ordine hanno posto l’area sotto sequestro. La Procura di Catanzaro ha concesso ai gestori Talotta-Grampone un primo dissequestro per poter procedere con lo smaltimento del materiale bruciato. Terminato lo smaltimento, la Procura ha concesso un secondo dissequestro per ripristinare la struttura. I coniugi Grampone affermano di essersi recati negli uffici comunali per avere i prospetti originali del lido. Ma gli sarebbero stati negati con la motivazione che loro non erano i proprietari della concessione demaniale. Dunque, per ripristinare la struttura si sono rifatti alle foto a loro disposizione e alla scia (segnalazione certificata di inizio attività) che era stata considerata valida nel 2016, quando hanno preso in gestione il lido.
In parole povere, ricostruiscono com’era prima, eseguendo quelli che erano gli ordini della Procura, e con i mezzi a loro disposizione
I problemi sono sorti in seguito, quando è stato contestato loro di non avere ricostruito secondo i prospetti originali. Prospetti ai quali affermano di non avere potuto accedere. Il lido si trova ora sotto sequestro. E su questa vicenda pendono innumerevoli procedimenti che coinvolgono, a vario titolo, il proprietario della concessione demaniale, Giovanni Valentino, i coniugi Talotta-Grampone, e anche il dirigente comunale Andrea Adelchi Ottaviano. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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