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inchiesta “reset”

Lo sgarro degli “Zingari” agli «uomini d’onore» del gruppo Presta

Il furto di una vettura ad «uno della famiglia» scatena l’ira di Roberto Presta e di altri sodali. «Prepara la pistola che è ora!»

Pubblicato il: 18/11/2022 – 6:39
di Fabio Benincasa
Lo sgarro degli “Zingari” agli «uomini d’onore» del gruppo Presta

COSENZA Una rapida e forse inattesa evoluzione criminale ha caratterizzato l’ascesa del gruppo Presta nell’hinterland cosentino. «Da ladri di macchine a uomini d’onore», il passo è breve. Oggi collaboratore di giustizia, un tempo elemento verticistico all’interno del clan, Roberto Presta viene intercettato dagli investigatori mentre interloquisce con Sandro Vomero e Mario Sallozzo, tutti indagati nell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro.

Il cavallo di ritorno

Si parla della restituzione di una vettura oggetto di furto ad opera degli “Zingari” e dal tono utilizzato si comprende chiaramente non solo come l’auto appartenga a qualcuno della «famiglia», ma anche come gli interlocutori siano parte integrante di consorterie mafiose: «io non sono andato a fare la scuola, altrimenti sarei stato il numero uno delle macchine … e vedi che è importante nella malavita … per noi … la prendevamo per le rapine qualche macchina!». Già nei giorni precedenti – annotano gli investigatori – erano state registrate lunghissime conversazioni in cui sempre Presta, interloquendo con Giovanni Garofalo (parente di Francesco Patitucci) riceveva rassicurazione sulla assoluta lealtà del clan Lanzino-Patitucci che nulla aveva a che vedere con il furto. «Noi non c’entriamo niente». Anzi, il clan si sarebbe attivato per recuperare il mezzo, ottenendo alla fine il risultato.
Roberto Presta, tuttavia, si mostra decisamente contrariato per l’operato degli “Zingari”. Questi ultimi pretendevano un’entrata economica a fronte del recupero dell’auto, nonostante la richiesta provenisse da un’appartenente ad una riconosciuta ‘ndrina, aprendo un dibattito sul «codice d’onore» che ogni mafioso di spessore dovrebbe rispettare per evitare problemi con altre cosche. E’ Mario Marsico a parlare con Sandro Vomero commentano l’accaduto. Vomero ricorda con nostalgia i «suoi tempi» quando, trovandosi tra i «cosentini», non si sarebbe nemmeno azzardato di chiedere compensi, lasciando alla controparte il compito di decidere se riconoscere o meno un eventuale corrispettivo. Sollazzo concorda: «gli ho detto che non siamo abituati a fare queste cose». Roberto Prestai palesa il proprio «fastidio» per la situazione.«Ma tu stai scherzando?…stai parlando di un “cristiano” che sta venendo da te (…) a questo qui lo schiatto … lo schiatto. tu vuoi vedere che io devo fare così; e ti faccio vedere». Presta rincara la dose: «niente! … prepara la pistola che è ora!». A decidere poi sarà Tonino Presta, deciso a risolvere la questione con il pagamento di una somma di denaro. Roberto Presta, tuttavia, medita future ritorsioni. «Lasciali stare … allora poi … poi la vediamo questa mille euro … ora intanto prendiamoci la macchina … E te la devo fare cacare questa mille euro, quante volte la deve cacare questa mille euro questo ! … (riferito alla persona che hanno consegnato i soldi) per ora prendiamoci la macchina».

Lo sfogo di Vomero

Vomero non accetta il maltorto subito dagli “Zingari” e rincara la dose rivolgendosi a Roberto Presta. «Però io lo sai come la penso?? come a te compà Robe otto o nove fucili davanti sta sta piazza eh ti faccio vedere io se ti devo dare mille euro ti vo voglio dire capisci se era la nostra non è che potevamo dare mille euro oggi … succedeva la fine del mondo Robe … non sia mai mille euro a noi ???». Lo sfogo continua: «Per me le cose si rendono pure dopo quattro anni o cinque anni e cosa ne prende schiaffi questo … in qualche galera e cosa non ci vuole niente compà quando io dice quello la non viene ma … proprio in quel momento veniva in galera che piattino ti sei fregato mille euro compa… o sbaglio compa Robe??». E Presta annuisce: «è cosi».

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