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LO SCONTRO POLITICO

Rende, bocciata la mozione di sfiducia a Manna: firme insufficienti

La richiesta non può trovare accoglimento «poiché sottoscritta da un numero inferiore ai due quinti». L’opposizione: «Scelta che mortifica la città»

Pubblicato il: 18/11/2022 – 16:18
Rende, bocciata la mozione di sfiducia a Manna: firme insufficienti

RENDE Il Presidente del consiglio comunale di Rende, Gaetano Morrone, ha inviato una nota ai firmatari della mozione di sfiducia al sindaco, dichiarandone l’improcedibilità a procedere. La richiesta, spiega, non può trovare accoglimento «poiché sottoscritta da un numero di consiglieri inferiore ai due quinti previsti dall’art. 52 del Decreto legislativo n. 267/2000, nonché dall’art. 42 dello Statuto comunale. D’altra parte – aggiunge – anche il Ministero dell’Interno con parere di cui allego copia, formulato in riferimento ad una vicenda del tutto identica, ha autorevolmente precisato che “nel caso in cui il computo dei due quinti dei consiglieri assegnati, necessario per la sottoscrizione della mozione di sfiducia di cui al più volte citato art. 52, assommi ad una cifra decimale, si osserva che nella fattispecie (posto che il sindaco va escluso dal computo per espressa previsione della citata norma), il numero dei consiglieri assegnati è pari a 24 ed il novero dei due quinti è pari a 9,6. In conformità ad un costante indirizzo interpretativo, si ritiene che, in mancanza di apposite prescrizioni statutarie o regolamentari, sia legittimamente applicabile il criterio dell’arrotondamento aritmetico, in quanto richiamato espressamente, a vario titolo, in più disposizioni del richiamato decreto legislativo n. 267/00 (cfr. artt. 47, c. 1; 71, co. 8; 73, co.l; 75, co. 8)».
Questo criterio, rileva, «implica, com’è noto, che in caso di cifra decimale uguale o inferiore a 50, l’arrotondamento debba essere effettuato per difetto, mentre nel caso in cui essa sia superiore a 50 si procederà ad arrotondamento per eccesso. Per quanto precede, deve pervenirsi a conclusione che, nel caso di specie, occorra la sottoscrizione di dieci consiglieri comunali». La comunicazione è stata inviata ai consiglieri Annarita Pulicani, Francesco Beltrano, Luciano Bonanno, Andrea Cuzzocrea, Michele Morrone, Enrico Francesco Monaco, Massimiliano De Rose, Sandro Principe e Domenico Talarico.

I consiglieri di minoranza: «Decisione mortificante per la città»

«Apprendiamo che il Presidente del Consiglio comunale ha dichiarato improcedibile la richiesta di ben nove consiglieri comunali di discutere la mozione di sfiducia del Sindaco
Stupisce che un’iniziativa di grande dignità politica e civile sia stata rigettata, applicando in maniera ottusamente burocratica la legge e ricorrendo ai più oscuri cavilli giuridici». Questa la reazione dei consiglieri comunali di Rende, Franco Beltrano, Luciano Bonanno, Andrea Cuzzocrea, Massimiliano De Rose, Enrico Monaco, Michele Morrone, Annarita Pulicani, Sandro Principe e Domenico Talarico che in una nota congiunta affermano:
«È mortificante per la città, che per qualche decimale in memo (0,4), non raggiunto perché un consigliere di minoranza non ha condiviso l’iniziativa, i consiglieri comunali e con essi i cittadini, debbano continuare a subire la lunga sequela di eventi che hanno determinato la paralisi amministrativa di una città già seriamente provata ed emarginata dopo otto anni della giunta Manna».
«Il Presidente del Consiglio e la sua maggioranza – sostengono – fanno finta di ignorare che i promotori della mozione rappresentano oltre il 70% dell’espressione popolare della città; che le vicende giudiziarie hanno segnato un gravissimo danno d’immagine alla città e che nel comune si è insediata una commissione d’accesso antimafia. Tutto ciò ha prodotto un solco profondo tra i cittadini e i suoi rappresentanti».
«Per queste ragioni – aggiungono – non ci fermiamo dinanzi agli ostacoli frapposti da una politica ormai alla deriva che non disdegna alcun mezzo pur di impedire il libero, civile e democratico confronto. Noi non intendiamo rinunciarvi, anzi riteniamo più utile ed efficace la richiesta di convocazione urgente del Consiglio comunale, a norma dell’art. 17 dello Statuto, poichè tale procedura consente ad ogni consigliere, di minoranza e di maggioranza, di esprimere in Consiglio Comunale, la propria opinione ed assumersi le proprie responsabilità difronte alla città di Rende».
«Pertanto, presenteremo nelle prossime ore – annunciano – una richiesta di convocazione del Consiglio, comunale, in sessione straordinaria, a norma dell’art. 17 dello Statuto, con il seguente punto all’ordine del giorno: “Situazione politico – amministrativa della città alla luce delle recenti inchieste giudiziarie: discussione, determinazioni e indirizzi”».

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