CORIGLIANO ROSSANO La proporzione, in fondo, è abbastanza semplice da calcolare. È il risultato, però, ad essere drammatico in un settore del servizio sanitario regionale – e provinciale – in cui proprio quei numeri non “quadrano”. Soprattutto se si considerano gli sprechi che, per certi versi, sono una stretta correlazione di quelle carenze.
Che il servizio Suem 118 sia deficitario è cosa nota. Lo è meno in queste proporzioni. In provincia di Cosenza – nell’ambito giurisdizionale dell’Azienda sanitaria provinciale –sulla carta, sono previste 26 postazioni, eccezion fatta per la centrale operativa di Cosenza. Ogni postazione dovrebbe essere dotata di un massimo di 6 medici ed un minimo di 3, per un totale di 155 professionisti. Il condizionale è d’obbligo perché quel “dovrebbe” si trasforma in 77.
Riassumendo, nell’Asp di Cosenza su 155 medici convenzionati al 118 tra tempi determinati ed indeterminati dovrebbero essere 155 ma in servizio ce ne sono appena 77. A questi vanno sottratti i 7 medici in servizio nella centrale operativa che, quindi, non viaggiano sule ambulanze. Il numero totale dei medici del 118 realmente in servizio nel presidi territoriali, quindi disponibili a salire sulle ambulanze scende, così, a 70. Sostanzialmente la metà di quelli che necessiterebbero per evitare le ambulanze demedicalizzate, cioè quei mezzi di soccorso che intervengono sul territorio solo con gli infermieri o i volontari delle associazioni.
Sostanzialmente, in provincia di Cosenza, manca un medico su due. Con queste proporzioni diventa difficile coprire le 24 ore ed è questo il motivo per il quale sempre più spesso intervengono le ambulanze senza medico a bordo, con tutte i contraccolpi del caso, come l’impossibilità a formulare una primissima diagnosi. In questi casi si insinuano gli “sprechi”.
Nelle scorse settimane, ad esempio, è capitato che in un incidente stradale verificatosi a Rossano, sia intervenuta non solo un’ambulanza demedicalizzata proveniente da fuori città – con l’ospedale Giannettasio a 500 metri e relative perdite di tempo – ma anche l’elisoccorso, allertato dai volontari del mezzo di soccorso senza medico. Il caso si è poi risolto con il trasporto dell’incidentato in ambulanza al Giannettasio ed un viaggio a “vuoto” dell’elisoccorso partito dalla base di Cirò Marina. Per fortuna, nulla di grave. Ma tutto ciò ha comportato sperpero di risorse pubbliche, impegnate con l’intervento del velivolo.
In proposito, bisognerebbe considerare che quello “spreco” ammonta a circa quattromila euro. A tanto – ma la cifra è difficile da confermare – ammonterebbe il costo di un intervento dell’elisoccorso.
Si diceva che in provincia di Cosenza mancano 70 medici del 118. Spulciando tra le carenze maggiori si nota che i presìdi previsti a Scalea, Oriolo, Spezzano Albanese e l’auto medicalizzata di Cosenza non sono più operativi perché non ci sono medici disponibili.
Le postazioni più carenti risultano essere quelle di Corigliano (dove mancano 5 medici sui 6), Cetraro, Praia-Scalea, Lungro, Trebisacce, Cassano (4 su 6). A Paola sui 6 previsti solo 3 sono i medici in sevizio come ad Acri; a Rossano, Castrovillari e San Giovanni in Fiore ne mancano 2 (su 6). Gravi, quindi, le carenze negli ospedali dei comuni demograficamente più popolosi. Gravissimo appare il deficit della postazione del “Compagna” di Corigliano.
«La presenza di un medico sulle ambulanze può determinare il confine tra la vita e la morte». Così Sinibaldo Iemboli, medico del 118, presidente regionale del Sindacato medici italiani al Corriere della Calabria.
«L’assenza dei medici sulle ambulanze, di conseguenza produce solo sprechi. In provincia di Cosenza eseguiamo quasi 70mila prestazioni l’anno. Di queste, quando c’erano i medici a bordo, il 90% non venivano ospedalizzate, con conseguente notevole risparmio per il servizio sanitario regionale. Quando, invece, le ambulanze viaggiano senza medico, accade il contrario. Gli infermieri in servizio, i soccorritori volontari non possono assumersi la responsabilità di effettuare una diagnosi e di prestare cure ai pazienti che vengono accompagnati in pronto soccorso con un aumento degli accessi. Ciò comporta l’overbooking negli stessi pronto soccorso ed un notevole aggravio della spesa sanitaria.
Quindi, un medico in ambulanza – spiega il sindacalista – riduce gli sprechi e salva le vite. Se in quel caso specifico di Rossano ci fosse stato a bordo un professionista, avrebbe effettuato una diagnosi, seppur approssimativa, e non avrebbe allertato l’eliambulanza con il conseguente risparmio per le casse del servizio sanitario ed una ottimizzazione degli accessi “impropri” in pronto soccorso».
Insomma, quel deficit di medici del 118 causa paradossalmente perdite nei conti del servizio sanitario regionale e manda in sofferenza i pronto soccorso, anche questi in perenne emergenza. (l.latella@corrierecal.it)
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