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il dibattito

«L’idea della Grande Cosenza non va sprecata, siano i cittadini a scegliere»

La proposta legislativa dell’on. Simona Loizzo per la creazione di una città unica Cosenza-Rende, come tutte le iniziative coraggiose, chiude una fase e ne apre un’altra. Essa pone fine al dibatti…

Pubblicato il: 21/11/2022 – 9:01
di Spartaco Pupo*
«L’idea della Grande Cosenza non va sprecata, siano i cittadini a scegliere»

La proposta legislativa dell’on. Simona Loizzo per la creazione di una città unica Cosenza-Rende, come tutte le iniziative coraggiose, chiude una fase e ne apre un’altra. Essa pone fine al dibattito sterile riproposto a ridosso di ogni scadenza elettorale e apre finalmente al livello istituzionale. 

Spartaco Pupo

La richiesta di un referendum popolare andrebbe salutata favorevolmente da tutte le forze politiche sensibili alle istanze partecipative, anche se così non è, viste le resistenze che la proposta sta incontrando specialmente in quei soggetti politici che pure vantano una tradizione democratica e riformista. Anche le motivazioni addotte dalla parlamentare della Lega appaiono convincenti: l’esigenza di fermare l’inarrestabile processo di decrescita demografica e il rilancio di un territorio in evidente sofferenza rispetto ad altre aree urbane della regione. 
Che i tempi siano maturi non lo pensano solo i cittadini che quotidianamente oltrepassano da entrambe le direzioni un confine ormai solo artificiale e burocratico, ma lo confermano tutti gli indicatori, dall’assetto geomorfologico del territorio all’omogeneità culturale e sociale, dalla prossimità urbanistica a quella infrastrutturale, dalla continuità relazionale all’interscambio sociale. E lo capirebbe anche la classe politica nella sua interezza se solo lasciasse prevalere il buon senso e vincesse la paura di perdere le solite, piccole nicchie di potere. 
Fermare il processo meritoriamente avviato vuol dire peggiorare la qualità della vita dei residenti e non dare corso alle legittime aspettative dei nostri giovani, sempre più rassegnati all’emigrazione forzata. Ma vuol dire anche ostinarsi a non assecondare una storia iniziata ormai quasi un secolo fa, quando grazie alla mente di un lungimirante ministro ai lavori pubblici del governo fascista, Michele Bianchi, si realizzarono le più importanti opere pubbliche di questo territorio, tutte propedeutiche al progetto di quella che doveva essere la “Grande Cosenza”. Progetto avveniristico poi interrotto dalla crescita di Rende, per molti versi esaltante ma circoscritta ai confini municipali e radicata in logiche micro-feudali. 
Dopo il recente protagonismo di Cosenza, a scapito di una Rende molto regredita, oggi le due città si equivalgono in tutto, anche nell’incapacità di ridarsi il necessario slancio per proiettarsi al futuro. Non è più tempo, quindi, di innalzare campanili o richiudersi nel gretto localismo. Quella della Grande Cosenza è un’idea troppo ambiziosa per essere sprecata con pretese particolaristiche tese a mortificare le urgenti ragioni di interesse generale: un nuovo grande policlinico che si affianchi a un corso di laurea in Medicina, un approvvigionamento idrico adeguato, una mobilità pubblica efficiente, un piano infrastrutturale che preveda nuovi accessi all’Università della Calabria e moderni e rapidi sbocchi sia ad Est che ad Ovest, che ridarebbero respiro all’intero territorio in termini non solo di ripopolamento, ma anche di attrattività turistica e di sviluppo, con il richiamo di nuove utenze, flussi di persone e investimenti.
È molto probabile che, messi nelle condizioni di scegliere liberamente, i cittadini di Cosenza e Rende voterebbero per il loro futuro. Impedirglielo sarebbe un atto di grave ottusità e miopia politica.

*Docente Unical

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