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la sentenza

Processo disciplinare, Facciolla assolto da (quasi) tutte le accuse. Per il magistrato la censura del Csm

L’ex procuratore di Castrovillari condannato alla censura per una delle imputazioni. Scongiurate la perdita di anzianità e il trasferimento

Pubblicato il: 22/11/2022 – 17:32
Processo disciplinare, Facciolla assolto da (quasi) tutte le accuse. Per il magistrato la censura del Csm

ROMA Si è concluso con la condanna della censura (la seconda della sua carriera) il processo disciplinare, davanti alla prima sezione del Consiglio superiore della magistratura, nei confronti dell’ex procuratore di Castrovillari, oggi giudice civile a Potenza, Eugenio Facciolla che era accusato di tre capi di imputazione. Il magistrato è stato assolto da due capi di imputazione e condannato per una parte del terzo capo, una scorrettezza che avrebbe commesso nei confronti di un suo ex sostituto della Procura del Pollino.
Il collegio ha inflitto al magistrato la sanzione disciplinare della censura limitatamente alla condotta tenuta nei confronti del suo ex pubblico ministero Luca Primicerio per una «violazione finalizzata alla ricerca di elementi indiziari o probatori di esclusiva utilità personale».
Ma nel dettaglio, sulla decisione dei giudici, si saprà qualcosa in più dalla lettura delle motivazioni della sentenza odierna.
Lo scorso ottobre il pg Di Leo aveva chiesto nei confronti di Facciolla la pena della perdita di sei mesi di anzianità e il trasferimento ad altra sede. 

Quali erano le contestazioni a Facciolla

Dunque Facciolla, difeso dall’avvocato Ivano Iai, è stato prosciolto da accuse pesanti come quella di avere anticipato l’interrogatorio di un nuovo pentito a una «persona in alcun modo abilitata a riceverle» e che, all’epoca, era indagato dai pm di Roma, ovvero il giornalista Nicola Inforzato. Altra incolpazione dalla quale l’ex procuratore è stato assolto è l’accusa di avere intrattenuto un rapporto con un giornalista locale, Paolo Orofino, «venendo meno ai propri doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio e tenendo un comportamento gravemente scorretto nei confronti tanto del Procuratore della Repubblica di Catanzaro quando dei magistrati della Procura di Salerno che lo avevano inquisito».
Per il capo di imputazione numero tre il magistrato avrebbe esposto il suo sostituto Primicerio al compimento di una «violazione finalizzata alla ricerca di elementi indiziari o probatori di esclusiva utilità personale». Caduta, invece, l’accusa di aver richiesto indagini illecite a due dei suoi pm nei confronti del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, e dell’allora aggiunto Vincenzo Luberto.

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