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La riflessione

«Redditto di cittadinanza: addio sì o no?»

Stretta in arrivo per il reddito di cittadinanza in vista del varo della nuova manovra finanziaria voluta dal Governo Meloni. Una sorta di manutenzione straordinaria che gradualmente porterà alla …

Pubblicato il: 22/11/2022 – 15:12
di Domenico Lo Duca
«Redditto di cittadinanza: addio sì o no?»

Stretta in arrivo per il reddito di cittadinanza in vista del varo della nuova manovra finanziaria voluta dal Governo Meloni. Una sorta di manutenzione straordinaria che gradualmente porterà alla sua “abolizione” a gennaio 2024. Questo il cronoprogramma illustrato nel comunicato del MEF guidato da Giancarlo Giorgetti.
Il 2023 sarà un periodo di transizione in cui il RdC durerà solo otto mesi per gli occupabili. Questo taglio produrrà un risparmio pari a 734 milioni, un decimo rispetto agli 8 miliardi di costo complessivo della misura. I soldi risparmiati, si legge nella nota, confluiranno in un fondo che rappresenterà la base di avvio per una riforma più strutturata del sostegno alla povertà e all’inclusione sociale, non quindi una cancellazione tout curt del RdC ma un cambio d’abito con nuove “misure” prese sulla platea di percettori.
A partire dal 2023 quindi alle persone tra i 18 e i 59 anni, abili al lavoro ma che non hanno nel nucleo familiare disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni di età, è riconosciuto il reddito nel limite massimo di otto mensilità rispetto alle attuali 18 rinnovabili. Inoltre, chi lo percepirà dovrà partecipare a un corso di formazione o riqualificazione professionale, pena la decadenza del il beneficio che si attiverà anche nel caso venga rifiutata la prima offerta “congrua” di lavoro.
Ciò significa che, stando a queste indicazioni, tra settembre e dicembre 2023 circa 660mila persone potrebbero perdere i requisiti di accesso al reddito, quota che si riduce a circa 500 mila se si considera che il 35% dei nuclei percettori ha attualmente un minore in famiglia e il 18% ha un disabile. Queste fasce, come ribadito dalla Ministra del Lavoro e delle politiche sociali Calderone, non dovrebbero essere colpite dal taglio.
Altro aspetto da considerare è quello relativo al grado di scolarizzazione dei percettori di RdC e il loro livello occupazionale. Emerge, infatti, che tre quarti delle persone che rientrano tra gli occupabili ha come titolo di studio la licenza media e il 73% di loro non ha esperienze lavorative negli ultimi tre anni. A conti fatti si tratta quindi in gran parte di disoccupati di lungo corso. Va poi aggiunto che l’80% di chi trova un lavoro deve accettare un contratto a tempo determinato o stagionale, per poi tornare a percepire il sussidio. Il 60% delle persone che hanno lavorato durante la fruizione del Rdc è al Sud. I residenti nelle regioni meridionali, costituiscono anche il 67% dei percettori presi in carico dai centri per l’impiego.
Numeri questi che hanno indotto il Governo a ripensare all’idea iniziale di abolire il Reddito di Cittadinanza, come dichiarato dalla stessa premier Meloni, che in un’intervista ha spiegato come la cancellazione del Rdc avrebbe portato a “un rischio di tenuta sociale”, posizione questa condivisa da tutto il Governo. Eliminare la misura avrebbe avuto un impatto troppo violento sull’economia italiana. Che dovrà affrontare un’inflazione reale tra il 17 e il 18% l’anno prossimo.
Posizioni più morbide in definitiva orientate più al contrasto dei cd. “Furbetti del reddito” che a un taglio netto della misura che come detto si tradurrebbe, visti i tempi di crisi, in una débâcle sociale.

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