LAMEZIA TERME Cerealicoltura, zootecnia, vini ed anche i cavalli sportivi. L’approfondimento de L’altro Corriere Tv sul mondo agricolo, Coltiviamo Capolavori, apre una finestra sull’azienda Termine Grosso di Roccabernarda, nel Crotonese. In studio, ospite di Saveria Sesto, l’imprenditore e proprietario, Antonio Giglio Verga racconta la storia dell’azienda e l’attività. Tra quelle principali vi è certamente la coltivazione di cereali, con un’attenzione particolare alle cultivar varietali d’un tempo, l’allevamento di bovini ed ovocaprini da latte e last but not least, l’ultima «scommessa» in ordine di tempo, la produzione vinicola.
La storia dell’azienda affonda le radici nel secolo scorso, su un’estensione di circa tremila ettari per quello che era un vero e proprio latifondo. «I Verga – spiega – giungono in Italia dalla Grecia, la comprano dai Ventura d’Ascanio di Petilia Policastro». Oggi l’area si estende su circa 700 ettari di cui 400 nei comuni di Roccabernarda e Cutro, in provincia di Crotone, e 300 di bosco in località Nocella, nel Parco Nazionale della Sila, in provincia di Cosenza.
La parte preponderante dell’azienda «è rappresentata, per vocazione, natura dei terreni argillosi e anche in parte calanchiferi, dalla produzione di cereali. Terreni vocati a queste coltivazioni che pur non essendo molto produttivi consentono, in accoppiata con le caratteristiche microclimatiche, di ottenere cereali di qualità. Produciamo granelle biologiche e diamo grande spazio anche alle cultivar varietali antiche come il senatore Cappelli. L’obiettivo è quello di valorizzare i grani non trattati geneticamente. La caratteristica merceologica è di alta qualità con un elevato tenore proteico e glutinico».
Le farine prodotte «vengono impiegate per la panificazione e la pastificazione, in un circuito commerciale locale, che rappresenta l’anello debole da incrementare e indirizzare verso mercato d’eccellenza. I cereali occupano circa 200 ettari dell’azienda».
Il settore zootecnico «si divide in due tronconi, la produzione da latte bovino e quello ovocaprino. La stalla è composta da bovindi di razza bruna dedita alla produzione del latte di qualità con foraggio bio. La “bruna” ha caratteristiche superiori ad altre razze sicuramente più produttive ma è riconosciuta come quella che produce il latte migliore da trasformare nella caseificazione. Il latte – spiega Verga – può essere utilizzato per la consumazione scremandolo». I capi d’allevamento sono circa ottanta e vivono un ciclo «semintensivo, ovvero sono liberi di potersi autogestire e vengono richiamati due volte al giorno per la mungitura». La produzione del latte di circa 600 ovini «è destinato alla produzione del pecorino crotonese».
In azienda si allevano anche cavalli sportivi. «Un tempo ben più ampio, l’allevamento oggi conta solo una fattrice e due puledri perché il legislatore non incentiva questo genere di allevamento iniziato nei primi del ‘900 da mio nonno che allevava cavalli per il regio esercito. Una passione, quella dei cavalli, ereditata da mio padre ed ora rappresenta una parte minimale dell’azienda».
L’azienda vanta anche un’appendice boschiva a Lorica. «Un bosco di faggio e pino nel cuore del parco nazionale della Sila. Viene gestito con i criteri ed i dettami del parco, si gestisce con dei tagli colturali e lo si tiene pulito per salvaguardarlo dagli incendi. Il legname da risulta serve a sostenere le attività boschive».
Termine Grosso produce oggi quindici etichette, alcune delle quali pluripremiate anche a livello internazionale. «La scommessa sul vino – prosegue Antonio Giglio Verga – inizia nel 1997 ed è stata voluta fortemente da me e mia moglie. Il primo ettaro di vigneti è stato impiantato quell’anno e fino al 2006 abbiamo eseguito prove di microvinificazione. Nel 2007 abbiamo iniziato al ristrutturazione di un vecchio fienile nel quale abbiamo inaugurato la cantina l’anno successivo. Un aspetto fondamentale della “scommessa” è stata la squadra, le risorse umane tutte autoctone che se ne occupano».
La vigna si compone di vitigni «di varietà locale, di gaglioppo, magliocco dolce, magliocco caino, greco nero e nerello, greco bianco, pecorello, malvasia e moscato d’Alessandria in un’area Igt Calabria. Produciamo quindici etichette ed alcune di queste nelle anfore, ripescando modelli vitivinicoli di duemila anni fa».
L’imprenditore, in conclusione di trasmissione, traccia gli obiettivi futuri. «Certamente vogliamo migliorare l’accoglienza con i pernottamenti, vorremmo ampliare i posti letto in modo da poter accogliere gli ospiti a 360° e poi sviluppare forme di turismo alternativo con percorsi e sentieri tra i calanchi». (redazione@corrierecal.it)
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