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Il treno europeo per lo sviluppo della Calabria: ecco il Por 2021-2027 da oltre 3,17 miliardi – IL DOCUMENTO

Oggi alla Cittadella il primo Comitato di Sorveglianza sul nuovo programma: le priorità, gli obiettivi e le sfide che attendono la Regione

Pubblicato il: 24/11/2022 – 6:45
Il treno europeo per lo sviluppo della Calabria: ecco il Por 2021-2027 da oltre 3,17 miliardi – IL DOCUMENTO

CATANZARO Il “treno”, forse l’ultimo treno, per lo sviluppo della nostra terra. Parte ufficialmente oggi la sfida europea della Calabria, alla Cittadella di Catanzaro, con il primo Comitato di Sorveglianza del Programma operativo della Regione Calabria Fesr-Fse 2021-2027. In arrivo un massiccio “plafond” di risorse per complessivi 3,73 miliardi, di cui 2,2 miliardi provenienti dall’Unione europea distribuiti tra Fesr (1,762 miliardi) e Fondo sociale europeo (458 milioni). Il via libera della Commissione europea è arrivato lo scorso 3 novembre, ora la Regione, dalla Giunta guidata dal governatore Roberto Occhiuto al Consiglio per arrivare a tutte le sue articolazioni istituzionali, politiche, economiche e sociali, è chiamata a correre per spendere e spendere bene le risorse.

Le priorità individuate nel Por

Il Por Calabria – che si può scaricare e consultare alla fine di questo articolo – poggia su alcune priorità, al cui interno sono declinati vari obiettivi e le singole azioni per attuarli. Le priorità sono «una Calabria più competitiva e intelligente, una Calabria resiliente e sostenibile, una Calabria più connessa attraverso il rafforzamento della mobilità locale e regionale, una Calabria con più opportunità, una Calabria con più istruzione, una Calabria più inclusiva, una Calabria più inclusiva per i giovani, una Calabria più sociale e più inclusiva attraverso l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, una Calabria più vicina ai cittadini».

Gli obiettivi

L’obiettivo di base è consentire alla Calabria di superare il gap con le altre regioni d’Italia e con gran parte delle altre regioni d’Europa. Il punto di partenza è infatti piuttosto basso, come spiega la stessa Regione nel Programma, nel quale si tiene conto «del quadro socioeconomico calabrese, notoriamente caratterizzato da numerosi fallimenti di mercato e debolezze strutturali che frenano lo sviluppo».

Occhiuto in una sua “missione” all’Unione europea

Per questo si punta a fare ripartire lo sviluppo, e questo – si specifica – «significa promuovere un percorso di trasformazione economica e perseguire un modello di sostenibilità competitiva investendo in maniera selettiva sulle persone, sulle imprese e sulle risorse naturali e infrastrutturali, in linea con i modelli del Green Deal europeo, Agenda 2030, la Strategia digitale europa, il Pilastro europeo per i Diritti sociali e con le sfide identificate nel quadro delle Raccomandazioni Specifiche all’Italia, nel rispetto dell’Accordo di partenariato e in sinergia e complementarità con i Programmi Nazionali e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). La strategia del Programma regionale è stata delineata nell’ottica di valutare le potenzialità della Calabria e intervenire sui limiti rispetto ai futuri scenari competitivi».

Le sfide che attendono la Regione

Tante quindi le sfide che attendono la Regione e che la Regione dovrà affrontare facendo leva sui fondi europei. Anzitutto – si legge sempre nel Programma – quella di «ridurre il gap con le altre regioni nella ricerca e nello sviluppo; accrescere il numero e le dimensioni delle imprese innovative nei settori ad alta intensità di conoscenze; migliorare la competitività delle imprese e sostenere la loro internazionalizzazione, sostenendo investimenti in grado di far spostare le imprese su fasce di mercato a maggior valore aggiunto; ridurre drasticamente il digital divide delle imprese calabresi, migliorare la capacità di governo e di organizzazione dei servizi pubblici sul territorio attraverso le tecnologie digitali, intervenendo sull’adeguamento delle infrastrutture e sulla cyber sicurezza, semplificando i servizi rivolti a cittadini e imprese attraverso l’adozione di tecnologie abilitanti e rafforzando la capacità amministrativa della rete della pubblica amministrazione regionale, rendere il capitale umano delle imprese adeguato alle nuove sfide».

La Cittadella regionale a Germaneto di Catanzaro

Nel dettaglio, nel campo dell’energia le sfide riguardano «l’incremento della quota di copertura dei consumi attraverso fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas effetto serra, finalizzati a contribuire al raggiungimento della neutralità carbonica prima del 2050 ed il passaggio alle energie pulite e rinnovabili al 100% entro il 2035», nel campo ambientale «incidere prioritariamente sulla corretta applicazione della normativa comunitaria e nazionale in materia di trattamento dei reflui urbani e il superamento delle procedure di infrazione». Priorità assoluta – scrive la Regione nel Por – è «sostenere l’occupazione dei giovani creando opportunità e spazi in settori ritenuti strategici per lo sviluppo regionale, sia attraverso il rafforzamento delle competenze chiave, in particolare verdi e digitali, sia intervenendo a supporto di quelle realtà produttive in grado di innovare ed evolvere in imprese ad “alto potenziale”, occupazionale ed economico… contrastare il fenomeno dei Neet, ridurre la disoccupazione, incrementare l’occupazione “di qualità”, contrastare il fenomeno dell’economia sommersa e intervenire per arrestare la migrazione dei giovani anche attraverso investimenti nei servizi educativi, nell’istruzione e nelle infrastrutture ad essa connesse… aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e combattere la disuguaglianza e la discriminazione nelle condizioni lavorative, nell’istruzione e nella formazione». Ovviamente, si punta con i fondi comunitari a colmare «l’evidente gap infrastrutturale che ancor oggi si ripercuote sulla competitività del sistema territoriale regionale» e questo comporta «la necessità di perseguire le dotazioni infrastrutturali di connettività trasportistica per persone e merci» e si punta a «realizzare l’inclusione attiva e l’integrazione sociale di persone a rischio povertà o di esclusione sociale come minori, persone non autosufficienti o con disabilità, migranti, comunità emarginate, persone in condizione di deprivazione e povertà estrema». (c. a.)

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