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La mostra “Vittorio de Seta cinema di un maestro” al Catania film fest

Inaugurata alla presenza dei curatori Eugenio Attanasio e Antonio Renda, dei responsabili del Catania Film Fest Cateno Piazza, Daniele Urciuoli e Emanuele Rauco

Pubblicato il: 24/11/2022 – 7:57
La mostra “Vittorio de Seta cinema di un maestro” al Catania film fest

CATANIA Inaugurata alla presenza dei curatori Eugenio Attanasio e Antonio Renda, dei responsabili del Catania Film Fest, Cateno Piazza, Daniele Urciuoli e Emanuele Rauco, con la partecipazione della $icilia Film Commission la mostra Vittorio de Seta cinema di un maestro. La mostra, curata da Eugenio Attanasio e Antonio Renda si compone di una venti pannelli 200 x 50 cm illustrativi della vita e dell’opera, ripercorrendo fotograficamente il cammino cinematografico di Vittorio de Seta, dalla stagione dei primi documentari tra Sicilia, Sardegna e Calabria, all’ultimo lungometraggio Lettera dal Sahara. De seta, esponente di una nobile famiglia calabrese, è considerato un grande innovatore del genere documentario, per aver avuto il coraggio di eliminare la voce fuori campo e adoperare le tecniche del cinema americano, grande formato e colore, soffermandosi sulla civiltà contadina del sud. Con lui hanno debuttato grandi del cinema come Gianni Amelio e Luciano Tovoli, e le sue opere come Banditi a Orgosolo e Diario di un maestro , opere originali e straordinariamente moderne, restano come pietre miliari nella storia del cinema italiano. Corredata dalla proiezione dei documentari 54/59, la manifestazione consentirà di conoscere un cineasta rigoroso e un intellettuale profetico, che saldò i suo debito con la regione d’origine con il documentario “ In Calabria”, unica testimonianza autoriale su questa Regione” a metà” tra civiltà contadina e mancata industrializzazione, amara riflessione sull’identita calabrese .Scomparso nel 2011 De Seta ha lasciato una grande eredità morale tra nuovi documentaristi e registi, per i quali il suo modo di fare cinema, artigianale e fuori dalle regole, resta un modello insuperato di maieutica cinematografica. Memorabile il riconoscimento tributatogli da Martin Scorsese nel 2005 al Tribeca Film Festival e al’Università di Bologna per quello che era riuscito a rappresentare nei documentari : «Erano i figli di Sisifo, che aveva imprigionato Thanatos per evitare il decesso dei mortali, i figli di Prometeo, che aveva rubato il fuoco agli dei per donarlo ai mortali, e per questo erano stati puniti per l’eternità. Gente che cercava la redenzione attraverso il lavoro manuale: nelle viscere della terra (Surfarara), in mare aperto (Contadini del mare), sulle colline (Parabola d’oro) – tirando le reti, tagliando il grano, estraendo lo zolfo. Gente che sembrava pregare attraverso la fatica delle mani. Di cosa era composta questa alchimia? Era il cinema nella sua essenza, in cui il regista non registra la realtà, ma la vive in prima persona. La Cineteca della Calabria fin dalla sua costituzione ha svolto un importante lavoro di recupero e di divulgazione delle sue opere, visionabili presso la casa del Cinema di Catanzaro».

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