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L’iniziativa

Giornata mondiale dell’ulivo, a Caccuri l’evento “Olea” fondamento di identità mediterranea

L’iniziativa, in programma sabato, è stata organizzata dal Club Unesco di San Giovanni in Fiore. La presidente Morrone: «L’ulivo e il suo olio sono gli elementi più importanti dell’identità mediter…

Pubblicato il: 25/11/2022 – 20:24
di Emiliano Morrone
Giornata mondiale dell’ulivo, a Caccuri l’evento “Olea” fondamento di identità mediterranea

CACCURI «“Olea” fondamento di identità mediterranea» è il titolo dell’evento che si svolgerà sabato 26 novembre a Caccuri, in occasione della Giornata mondiale dell’ulivo. Organizzato dal Club Unesco di San Giovanni in Fiore e patrocinato dal Comune ospitante, l’appuntamento inizierà alle ore 15,45 con la piantumazione di un albero di ulivo presso la chiesa madre dello stesso borgo presilano, cui nel vicino castello ducale seguirà un convegno sul rapporto tra l’olio di qualità e la crescita del turismo e dell’economia locale. Nello specifico, dopo i saluti della sindaca di Caccuri, Marianna Caligiuri, e della presidente del Club Unesco di San Giovanni in Fiore, Maria Gabriella Morrone, il sociologo e docente dell’Unical Tullio Romita interverrà sulle prospettive di sviluppo legate alla produzione dell’olio verde e al turismo enogastronomico ed esperienziale che ne può derivare. Poi l’agronomo Mario Reda relazionerà sulle tecniche di coltivazione dell’ulivo e sulla qualità dell’olio di oliva.

L’ulivo, l’olio e il comprensorio: dalla Sila alla valle del Neto

«L’ulivo e il suo olio – dice la presidente Morrone – sono gli elementi più importanti dell’identità mediterranea, sono emblematici della nostra storia che risale alla Magna Grecia. Caccuri ne è il luogo simbolico in tutta la valle del Neto, in cui è dominante la coltivazione dell’ulivo e la produzione di un olio d’oliva eccellente in quanto a sapore, caratteristiche e benefici per la salute. Noi del Club per l’Unesco di San Giovanni in Fiore guardiamo all’area ionica con estremo interesse, consapevoli che la nostra città ha legami profondi con il territorio crotonese, segnato da significative tracce dell’ordine monastico di Gioacchino da Fiore e in cui molti sangiovannesi hanno case di villeggiatura e interessi economici. Consideriamo – continua Morrone – San Giovanni in Fiore come parte del comprensorio che verso sud arriva fino al mare, accomunato da fattori storici, culturali e sociali ancora viventi, utilissimi per costruire percorsi e progetti di sviluppo insieme alle istituzioni e agli attori locali».

Storia del Club Unesco di San Giovanni in Fiore

Come è nato e di che cosa si occupa il Club Unesco di San Giovanni in Fiore, che contribuisce alla valorizzazione e promozione del comprensorio locale? Il Club fu istituito nel 2017. «Tuttavia, nei due anni precedenti, insieme agli altri promotori organizzammo un convegno – racconta la presidente – sulle sculture lignee e i manufatti marmorei delle chiese di San Giovanni in Fiore, con la visita guidata di due esperti: gli accademici Gianfrancesco Solferino e Mario Panariello. Tra l’altro, poi proponemmo una lectio magistralis del professor Silvio Mastrocola sui collegamenti tra Dante Alighieri e Gioachino da Fiore. Diventati Club per l’Unesco, ci siamo dedicati a eventi volti soprattutto alla valorizzazione e alla tutela del territorio, puntando sulla scoperta della Sila anche con escursioni guidate dalla Fossiata al Gariglione. Tra le varie visite culturali, ne abbiamo organizzato una alla famosa torre della marchesa de Seta Pignatelli, punto di osservazione privilegiato da cui si vedono i due mari della Calabria. Oltre che alla natura, ci siamo rivolti anche alla storia, all’architettura e all’urbanistica di San Giovanni in Fiore, con il prezioso contributo dell’architetto e studioso Pasquale Lopetrone. Inoltre, abbiamo realizzato iniziative – continua la presidente Morrone – sul dialetto e sulla poesia, anche on line e con la collaborazione delle scuole, del dotto poeta Peppino Oliverio e di altri attori locali. Nel tempo abbiamo approfondito, per esempio, il tema della multiculturalità e dell’accoglienza, con i rappresentanti di alcuni Sprar e con l’elaborazione di progetti specifici presentati alle scuole locali, specie per coinvolgere i bambini in ricerche sulla storia, i costumi, la gastronomia e le tradizioni degli immigrati che risiedono nella nostra città. Ancora, al Comune di San Giovanni in Fiore abbiamo partecipato un progetto per la valorizzazione dei megaliti di Garga, meravigliose architetture naturali risalenti a milioni di anni fa. In quanto alla valle del Neto, abbiamo predisposto un progetto di ricerca di tutti gli antichi manufatti esistenti lungo le rive del fiume, ex mulini, ex filande e altri edifici che potrebbero già essere visitati se ci fossero alcuni interventi di pulitura. Ciò porterebbe alla valorizzazione di tutti i Comuni attraversati dal Neto, le cui origini risalirebbero addirittura alla guerra di Troia».

Il progetto per la riscoperta degli antichi mestieri: ’u piciaru e ’u nivaru

«Mi faccia dire – aggiunge la presidente del Club Unesco di San Giovanni in Fiore – che ci eravamo adoperati anche per la riscoperta dell’antico mulino Belsito, un esempio straordinario di architettura industriale pressoché integra. Peraltro, avevamo elaborato un progetto per la riscoperta degli antichi mestieri, dopo aver visitato con esperti di botanica e scienze forestali un vasto bosco, nei pressi della Fossiata, dai cui alberi si estraeva la pece. Quando parlo degli antichi mestieri mi riferisco per esempio a quello del piciaru e del nivaru, i quali rispettivamente commerciavano la pece, dai molteplici utilizzi, e la neve, che serviva a conservare le vivande prima della diffusione dei frigoriferi. Da quei mestieri nacquero dei soprannomi ancora presenti: I piciari, della famiglia Cortese, e A nivara, della famiglia Loria. Quest’anno, poi, abbiamo promosso un’escursione nei borghi di Fantino e Carello, con l’obiettivo, a parte condiviso da altri attori locali, di promuoverne una rivalutazione».

Memoria dell’emigrazione: la mostra permanente sulla tragedia di Mattmark

«Altro nostro progetto qualificante – ricorda Morrone – riguarda la memoria dell’emigrazione. In proposito, l’anno scorso organizzammo un partecipatissimo convegno sulla tragedia di Mattmark, cui seguì, con il sostegno dell’amministrazione municipale in carica, l’apertura di una mostra permanente nella biblioteca del Comune. Infine, voglio ricordare l’organizzazione, da parte del nostro Club, di una recente visita al Santuario della Madonna della Scala, a Belvedere Spinello, con la guida dell’archeologo Marilisa Morrone e dell’architetto Lopetrone. Per riassumere: cerchiamo di considerare tutti gli aspetti della natura, della cultura, della lingua, dell’antropologia e della tradizione del territorio sangiovannese e del suo comprensorio, che arriva sino a oltre la valle del Neto». Questo racconto conferma che nei Comuni calabresi cresce la conoscenza delle risorse territoriali, la consapevolezza del loro valore e la convinzione che, messe insieme, esse possano creare opportunità concrete di lavoro e benessere collettivo. È in atto un cambio di mentalità, anche grazie ad una maggiore sensibilità delle istituzioni pubbliche e all’impegno culturale e sociale delle associazioni locali.

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