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inchiesta “reset”

I malandrini del «Gruppo di Andreotta» e il sequestro di un giovane di San Fili

La cellula devota al rispetto del clan Rango-Zingari di Cosenza, si occupava di rapine, furti e atti intimidatori come quello subito da un «cattivo pagatore»

Pubblicato il: 27/11/2022 – 19:34
di Fabio Benincasa
I malandrini del «Gruppo di Andreotta» e il sequestro di un giovane di San Fili

COSENZA I debiti contratti con la mala si pagano. Nessuno intende concedere deroghe o accettare ritardi nelle dazioni. In caso contrario, il debitore rischia addirittura di finire sotto sequestro. L’episodio incriminato compare nelle carte dell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro. Protagonista un giovane di San Fili, “colpevole” di non aver rispettato la riconsegna del denaro a Maurizio Rango, per anni elemento di vertice del gruppo Rango-Zingari di Cosenza.

Il sequestro

A rendere edotti gli investigatori dei dettagli del sequestro e del ferimento della vittima è il collaboratore di giustizia Marco Massaro. Che nel verbale d’interrogatorio reso il 17 marzo del 2016 tratteggia i contorni dell’accaduto. E’ il 2011, quando Maurizio Rango avrebbe incaricato due persone del «gruppo di Andreotta» di «prelevare un ragazzo nei pressi del bar a San Fili che avrebbe dovuto consegnare 3.000 – 3.500 euro per un debito di droga contratto con lo stesso Rango».

maurizio-rango
Maurizio Rango

Il giovane non sarebbe riuscito a restare fedele al patto stipulato e per questo sarebbe stato «caricato in una Toyota Yaris di colore grigio (di proprietà dello stesso collaboratore) e portato in località Andreotta di Castrolibero. Lontano da occhi indiscreti, a scopo intimidatorio, un fedelissimo di Rango «avrebbe esploso alcuni colpi di pistola calibro 9 ai piedi del ragazzo, raggiunto dal piombo anche ad un braccio». Dopo la scarica di proiettili, il giovane «è stato lasciato lì», suggerisce il pentito. Mentre la pistola sarà poi ritrovata dai Carabinieri all’interno di un borsello in contrada Andreotta di Castrolibero.

La spedizione punitiva

E’ il collaboratore di giustizia Ernesto Foggetti, nel 2015, a ripercorrere gli anni nei quali era ancora operativa una costola del clan Rango-Zingari. «Io ero vicino, anche se ad esso non sono legato da alcun vincolo di affiliazione. Ribadisco, che ho fatto parte del gruppo cosiddetto “di Andreotta”», avrà modo di aggiungere Foggetti. Questo gruppo, composto esclusivamente da giovani leve della criminalità, originariamente agiva alle dipendenze del defunto Michele Bruni.
Dopo la morte del boss, «siamo transitati nelle file del clan Rango-Zingari e dunque rispondevamo direttamente agli ordini di Maurizio Rango, il quale, ci ha incaricati di compiere atti delittuosi». Foggetti ricorda alcuni dettagli del sequestro perpetrato ai danni del giovane di San Fili. «Sono a conoscenza del fatto che la pistola calibro 9 cromata rinvenuta dai Carabinieri, in località Andreotta di Castrolibero, era nella disponibilità di due soggetti. Con tale arma ci siamo più volte esercitati al tiro presso la pista di motocross che si trova alle spalle di una concessionaria di motocicli». Con la stessa pistola, un giovane del gruppo di Andreotta «ha esploso alcuni colpi a scopo intimidatorio nei confronti di un ragazzo che doveva dei soldi a Maurizio Rango. Specifico che si è trattato di una vera e propria spedizione punitiva a cui ho direttamente preso parte». Il racconto prosegue. «Io e altri due del gruppo di Andreotta ci siamo recati a San Fili dove la vittima risiede, l’abbiamo prelevata per strada e condotta ad Andreotta in una pista di motocross. Tuttavia, Foggetti specificherà di non conoscere l’identità della vittima.

Il “Gruppo di Andreotta”

Una cellula criminale vicina e legata al clan Rango-Zingari, dotata di piena autonomia ma comunque limitata nell’esercizio di determinate attività al rispetto della “casa madre”. Potrebbe sintetizzarsi così la descrizione del “Gruppo di Andreotta” del quale Ernesto Foggetti era parte integrante. «Non avevamo frequenti contatti con altri appartenenti alla cosca Rango-Zingari. Potevamo ritenerci un’entità criminale autonoma e dunque dotata di una propria organizzazione interna». Inoltre, «gli appartenenti a questo sottogruppo non avevano e non hanno frequenti rapporti con altri componenti
del clan maggiore al di fuori di quelli intrattenuti con il capo dello stesso». Ma di cosa si occupava il “Gruppo di Andreotta”? «E’ specializzato nella perpetrazione di rapine, di
furti e, alla bisogna, di atti intimidatori
, e anche di spaccio di sostanze stupefacenti – cocaina – esclusivamente fornita da Rango», risponde Foggetti. (redazione@corrierecal.it)

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