COSENZA La vendita di un appartamento, soldi mancanti, crediti vantati e debitori reticenti. In questa storia non manca nulla. Di mezzo c’è sempre la mala cosentina. L’episodio viene ricostruito dagli investigatori grazie ad una captazione che consente di acquisire i dettagli necessari a diradare la nebbia sul mistero legato al ferimento di Vincenzo Candreva, finito nelle carte dell’inchiesta “Reset” coordinata dalla Dda di Catanzaro. Il 30 gennaio 2018, viene intercettata una conversazione tra due interlocutori, una donna asserisce di aver sentito delle persone coinvolte probabilmente in una rissa e poi dei colpi di arma da fuoco. Nella telefonata, emerge «il coinvolgimento nella sparatoria di Marco Abbruzzese detto lo Struzzo». L’indizio porta immediatamente chi indaga alla famiglia “Banana” che «aveva esploso dei colpi di pistola nei confronti del pregiudicato Vincenzo Candreva».
Le telecamere di videosorveglianza consentono agli investigatori di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Dinanzi al portone dell’abitazione di Luigi Abbruzzese giunge una auto di grossa cilindrata dalla quale scende Nicola Abbruzzese, che si intrattiene a parlare con il fratello Luigi ed il cognato Antonio Abruzzese, giunti poco prima a bordo di un’altra autovettura. Una piccola ricognizione e poi i tre escono dallo stabile e a piedi e, con passo spedito, si dirigono a nord delle palazzine. Luogo dove si sarebbe consumato il ferimento di Candreva.
La vicenda non è mai stata denunciata dalla vittima, ma trova riscontro nelle dichiarazioni del fratello degli autori, il pentito Celestino Abbruzzese. «Ricordo che Vincenzo Candreva, un soggetto che apparteneva al gruppo di Cicero Domenico, appena uscito dal carcere ha avuto una discussione con Michele Bruzzese. Tale discussione nasceva poiché Candreva era creditore nei confronti di una somma di 15.000 euro, dopo aver venduto a Bruzzese un appartamento a via Popilia, all’ultimo lotto. Questa casa tutt’ora è occupata proprio da Michele Bruzzese». A fare da garanti a Bruzzese sono i fratelli “Banana”, Luigi Abbruzzese e Antonio Abruzzese «i quali promisero la restituzione della somma di 15.000 euro a Candreva». «Quest’ultimo, prima di incassare tale somma, acquistò una macchina» e per il pagamento dell’auto disse al titolare della concessionario di rivolgersi proprio a coloro che erano stati chiamati a svolgere il ruolo di garanti. Alla fine, Candreva sarà chiamato a restituire la vettura acquistata e lo stesso pretenderà il denaro da Burzzese, come pattuito. La storia si complica, i 15.000 euro non vengono pagati e debitore e creditore si recano insieme dai “Banana”. Ne nasce una discussione avvenuta «nel cortile antistante l’abitazione della mia famiglia all’Ultimo Lotto di via Popilia», suggerisce il pentito. Mentre Candreva si allontana – aggiunge Celestino Abbruzzese – «sopraggiunse mio fratello Marco Abbruzzese il quale, informato dai presenti di quanto appena successo, esplodeva alcuni colpi di pistola (…) venne preso ad una natica…». Secondo il collaboratore di giustizia, dunque, il movente del tentato omicidio era da ricercare in un diverbio tra la vittima ed i fratelli Nicola e Luigi Abbruzzese, scaturito da un debito insoluto da parte di Fioravante Bruzzese detto “Michele” e dalla frenetica richiesta di denaro della vittima.
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