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L’allarme

Rischio idrogeologico, Legambiente: «In Calabria azioni celeri per evitare tragedia come ad Ischia»

L’associazione ambientalista lancia l’allarme: «Oltre il 17% del territorio calabrese è in uno scenario di pericolosità elevata per le alluvioni»

Pubblicato il: 28/11/2022 – 15:54
Rischio idrogeologico, Legambiente: «In Calabria azioni celeri per evitare tragedia come ad Ischia»

CATANZARO «I riflettori in questi giorni sono tutti puntati sulla tragedia ad Ischia, in cui hanno perso la vita diverse persone. La Calabria è tra le regioni in cui gli effetti della crisi climatica stanno diventando sempre più accentuati e si stanno susseguendo, con sempre maggiore frequenza, allerte meteorologiche arancioni o rosse e problematiche sul territorio». Lo riporta una nota di Legambiente Calabria che aggiunge: «Per come emerge dal dossier di Legambiente “Città Clima” 2022, dal 2010 ad oggi la Calabria è stata colpita da 82 eventi climatici estremi che sono cresciuti in maniera esponenziale nell’ultimo biennio con piogge intense che hanno portato ad allagamenti e danni alle infrastrutture, trombe d’aria ed esondazioni ma anche periodi di siccità prolungata. Temperature elevate e condizioni aride si alternano, anche sul territorio calabrese, a precipitazioni eccezionali che provocano alluvioni e frane con gravi ricadute sulle popolazioni ed impatti enormi anche sul settore agricolo».
«Appare evidente che nella nostra Regione – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – occorra intervenire celermente per mettere in sicurezza le persone, i territori, le attività commerciali e industriali, le scuole, gli ospedali, le infrastrutture. Le scelte che verranno fatte ora a livello istituzionale decideranno il nostro futuro. Bisogna abbandonare la logica dei condoni edilizi e l’ottica dell’emergenza, che non risolve i problemi e prosciuga le risorse, ed agire nella direzione della prevenzione, del controllo e dell’adattamento ai cambiamenti climatici. In caso contrario, si continueranno a verificare conseguenze drammatiche in termini di costi, di riorganizzazione dei territori colpiti e soprattutto di vite umane».

I dati calabresi

Secondo quanto riportato dal sito del Rendis- Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo – a cura di Ispra, dal 1999 al 2022 sono stati 9.961 gli interventi avviati per mitigare il rischio idrogeologico in Italia per un totale di oltre 9,5 miliardi di euro spesi. Tra le regioni che hanno visto il maggior numero d’interventi c’è la Calabria, ma ancora  moltissimo deve essere fatto per la reale riduzione del rischio idrogeologico sul territorio e per prevenire i disastri.
Negli ultimi 9 anni – stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati da Legambiente – l’Italia ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche con una media di 1,48 miliardi/anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni.
In Calabria il 17,1% del territorio regionale è in uno scenario di pericolosità elevata per le alluvioni. Si tratta di fenomeni naturali che sono stati amplificati a dismisura negli ultimi decenni a causa di due fattori specifici: il consumo di suolo e il cambiamento climatico entrambi di origine antropica.
«È necessario sottolineare .- si legge nella nota di Legambiente – che  si è costruito troppo e troppo spesso in zone pericolose ed inadatte, come le anse dei fiumi, ai piedi delle scarpate,  versanti scoscesi o  aree di pianura alluvionale, coste oltretutto soggette a processi di erosione, troppo spesso in maniera abusiva. I dati dell’abusivismo edilizio, riportati nel rapporto di Legambiente, “Abbatti l’abuso”, ci raccontano che questo grave fenomeno, unito all’incapacità delle Amministrazioni di procedere alle demolizioni,  ha pesantemente compromesso il territorio. A livello nazionale, sulla base delle risposte complete date dai 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente, in Italia, dal 2004, anno dell’ultimo condono, al 2020, è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato “trainato” dall’attività degli enti locali delle regioni del Centro Nord».
«In Calabria, una delle regioni con il più alto tasso di reati nel ciclo del cemento – è detto – dal 2004 al 2020, per come risulta dall’ultimo report dell’associazione, è stato eseguito solo l’11,2 % su 1.192 ordinanze di demolizione emesse, pari a 133 ordinanze e solo 5 immobili  abusivi sono stati trascritti al patrimonio immobiliare del Comune ( 0,4%) . Delle restanti ordinanze non ottemperate, 1.059, solo 33 sono state trasmesse al Prefetto. Da sottolineare anche l’assenza di trasparenza delle pubbliche amministrazioni: solo 15 sono stati i Comuni che hanno risposto al questionario di Legambiente su 404 con il record della provincia di Crotone che non ha trasmesso alcun dato».
«L’amara lezione che ci sta infliggendo la natura deve comportare un’assunzione di responsabilità ed azioni serie e concrete all’insegna della legalità e del rispetto dell’ambiente, come quelle indicate da Legambiente nelle proprie 100 proposte per la transizione ecologica che serve all’Italia e nel rapporto Città-Clima,  a partire dalla demolizione degli immobili abusivi posti in aree a rischio idrogeologico, sismico o lungo le coste».

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