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Servizio di vigilanza Assipol, i dipendenti non ricevono stipendio da quattro mesi

Lavorano nell’aula bunker di Lamezia, nei tribunali di Catanzaro e Paola. Ferie al lumicino e poi “ci pensa” il verbale di conciliazione

Pubblicato il: 28/11/2022 – 19:34
di Alessia Truzzolillo
Servizio di vigilanza Assipol, i dipendenti non ricevono stipendio da quattro mesi

LAMEZIA TERME L’ultimo stipendio che hanno ricevuto è stato un acconto di 500 euro ad agosto. Per il resto, molti tra i circa 40 lavoratori dell’istituto privato di vigilanza Assipol srl, con sede a Frascineto, non vedono una lira da quattro mesi.
Si tratta di un servizio di vigilanza – un lavoro che non può certo essere considerato di tutto riposo – che i dipendenti forniscono per la Corte d’Appello di Catanzaro, per il Tribunale e la Procura del capoluogo, per l’aula bunker di Lamezia Terme, il Tribunale di Paola e anche per privati – come la Coop, cantieri sull’autostrada e altre aziende in giro per la Calabria.
Ogni mese i dipendenti chiamano la proprietà – rappresentata da Giuseppe Iannibelli – per avere notizie sui propri stipendi. Per il momento hanno ricevuto pacate rassicurazioni, zero denaro, e la giustificazione che il problema sia il Ministero della Giustizia che non paga.
Arrivano a fare turni anche di 26 notti al mese. Alcuni sono assunti con contratti part-time da 20 ore settimanali, fanno turni anche di 12 ore al giorno e con buste paga da meno di 800 euro mensili.
Chi lavora nei palazzi di giustizia arriva a fare turni di 14/15 ore al giorno senza alcun rimborso – per esempio i buoni pasto. La banca ore non risulta in busta paga e se chiedono spiegazioni viene risposto che il conteggio lo tiene il titolare. Anche le ferie sono ridotte al lumicino: massimo una settimana all’anno per i più fortunati.
E magari nell’unico giorno libero qualcuno è costretto a lavorare – gratis – come steward allo stadio Ceravolo di Catanzaro.
Non è un bel biglietto da visita per una società che contribuisce alla sicurezza di simboli della legalità come l’aula bunker di Lamezia Terme e gli uffici giudiziari di Catanzaro e Paola. 

La conciliazione

Inoltre ogni anno i dipendenti firmano un verbale di conciliazione in sede sindacale – controfirmato da Iannibelli e dal segretario generale della Fisacat Cisl Cosenza Angelo Scarcello – attraverso il quale il lavoratore «accetta – a titolo transattivo – e di conseguenza dichiara di rinunciare, come in effetti rinuncia, a qualsiasi ulteriore azione sia in sede sindacale che in sede giudiziaria, ricollegabile, per qualsivoglia pretesa, titolo e o causa, alla pretesa attività di lavoro nel periodo come sopra indicato. Il lavoratore rinuncia, altresì, a differenze di retribuzione, anche differita, a trattamenti integrativi, mensilità supplementari, lavoro straordinario, non retribuito, superminimi, eventuali differenze su ipotetico errato inquadramento, indennità contrattuali, ferie e permessi goduti etc, quale che sia titolo o fondamento, anche per danni quali ne sia titolo o la ragione, diretto o indiretti, dedotti o non dedotti, comunque correlati alle intercorse prestazioni di lavoro; il lavoratore, con l’accettazione dell’accordo così come sopra offerto e corrisposto, dichiara inoltre di essere pienamente soddisfatto e di non avere nulla più a pretendere dal datore, per qualsiasi ragione e/o titolo e/o causa che possa trovare origine dall’intercorsa attività di lavoro in tutto il periodo come sopra indicato». Dunque si possono accumulare decine di ore di lavoro straordinario senza che queste vengano tutte retribuite. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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