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Caporalato in Calabria, irregolari oltre quattro lavoratori su dieci

Il numero degli operai agricoli in nero raddoppia se riferito ai migranti. La testimonianza: «Il caporale che “assume” è della stessa etnia»

Pubblicato il: 29/11/2022 – 11:48
Caporalato in Calabria, irregolari oltre quattro lavoratori su dieci

CATANZARO Oltre quattro lavoratori agricolo su dieci in Calabria sono irregolari. Un dato che peggiora se i lavoratori sono migranti. È quanto emerge dal rapporto VI Rapporto Agromafie e Caporalato a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil che è stato presentato questa mattina a Roma. Le stelle dell’ Istat segnalano evidenziano che nel 2021 sono stati circa 23 mila gli occupati irregolarmente nel settore primario, oltre un quarto degli impiegati del settore. Peraltro, se è vero che la geografia del lavoro agricolo subordinato non regolare e’ radicato in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio con tassi di irregolarità che superano il 40%, in molte regioni del Centro-Nord i tassi di irregolarità degli occupati sono comunque compresi tra il 20 e il 30%. Mettendo a fuoco, nello specifico, il profilo degli occupati agricoli non regolari, si nota che il peso dei lavoratori migranti quasi raddoppia. 

La testimonianza: «In Calabria divisi per etnia»

Dietro quei 230mila lavoratori irregolari occupati nelle nostre campagne si nascondono le storie di sfruttamento. MA e’ originaria del Mali, di un paese nei pressi della capitale Bamako. Ha una moglie e un figlio, a cui invia regolarmente denaro. È arrivato in Italia nel 2016, a Lampedusa. Ma lavora in Calabria, tra Rosarno e Amantea e racconta: «La regola è che gli africani lavorano con i caporali africani ed i lavoratori marocchini con i caporali marocchini, e così per i romeni o i bulgari. E non è detto che un caporale di un’altra nazionalità sia più severo o minaccioso oppure più violento di quello della tua comunità. Anzi, nella mia esperienza – prosegue – spesso i caporali di altre nazionalità tendono ad essere più attenti perché hanno anche più timore, a volte anche paura, perché non si conoscono le reazioni che si possono scatenare tra gruppi di nazionalità diverse. Ma c’è una costante che caratterizza i rapporti con il caporale, le condizioni di lavoro e le modalità di pagamento. Il caporale ti chiama in genere la sera prima e chiede se sei libero per il giorno dopo o per una settimana o un mese». 

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