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processo Rinascita Scott

Mantella racconta Accorinti: «Spadroneggiava, tutto quello su cui metteva gli occhi era suo»

Il collaboratore sul boss: «Ha svuotato Zungri, non ne potevano più i suoi compaesani. Si impossessava di ogni cosa: terreni pascoli, bestiame». E le cosche? «Mezza provincia di Vibo lo voleva morto»

Pubblicato il: 29/11/2022 – 6:50
di Alessia Truzzolillo
Mantella racconta Accorinti: «Spadroneggiava, tutto quello su cui metteva gli occhi era suo»

CATANZARO «… non tanto mi fidavo, perché Accorinti con la scusa che ti serviva il cibo, qualche bevanda, ti girava dietro la sedia e ti strozzava con la corda». Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella conosceva e frequentava il boss di Zungri Giuseppe Accorinti, detto Peppone, ma… con le dovute cautele. Come racconta il pentito nell’aula di Corte d’Assise del Tribunale di Catanzaro, nel corso dello stralcio del maxi processo Rinascita Scott sugli omicidi, lui non tanto ci andava da solo da Accorinti «preferivo meglio un invito al ristorante che a casa sua».
E questo nonostante Accorinti lo avesse messo in guardia su agguati che venivano macchinati nei sui confronti.
«L’ho scampata, l’ho scampata io all’ulteriore agguato che mi era stato attuato dalla famiglia Cracolici…».
Nel 2009 racconta Mantella, era a un pranzo in un locale di Vibo Valentia per una compravendita di droga con i fratelli Papalia. Tempo dopo Peppone Accorinti appellandolo per soprannome gli dice «“Aguscia, t’ha sei scampatal’altro giorno!” e io ho detto: “Di cosa?”, “Ti stavano ammazzando…”. Praticamente – racconta Mantella – in piazza Morelli a Vibo Valentia arrivava un commando di killer per uccidermi, perché dovevano vendicare i Cracolici e la morte del papà». Uno dei gestori del locale nel quale Mantella era andato a mangiare con i Papalia faceva parte dei Cracolici. «L’Accorinti – dice Mantella – mi ha fatto una scampanellata, mi ha detto: “Tu sei pazzo! Tu vai a mangiare nella bocca del lupo”». Il collaboratore racconta che il boss di Zungri era venuto a sapere che il giorno del pranzo i Cracolici «sono arrivati sul posto con un furgoncino per uccidermi».

«Non c’è trippa per gatti, su Zungri comanda lui»

«Chi è, per quanto è a sua conoscenza, se lo sa, il vertice apicale della cosca di Zungri?», chiede il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci.
«Ah, fuor di dubbio – risponde Mantella – Peppone Accorinti, Giuseppe Accorinti, non c’è trippa per gatti, comanda lui, comanda Peppe Accorinti, non c’è nessuno in quella zona, signor procuratore, senza dubbio, assolutamente».
Andrea Mantella racconta che sulla zona di Briatico c’è un altro Accorinti, Antonino detto Nino. E se Peppone Accorinti non lo ha ucciso è stato solo perché Nino Accorinti era legato a Pantaleone Mancuso “Scarpuni”, al quale era vicino anche il boss di Zungri. «Tutti due erano legati a un unico cordone ombelicale», dice Mantella il quale spiega che «dopo la morte di Fiamingo, (Accorinti) si voleva allargare sulla zona delle marinate, quindi sulla zona di Briatico, sulla zona di Vibo Marina, Porto Salvo. Allora, nella zona di Porto Salvo e Vibo Marina si stava allargando attraverso Antonio Vacatello, mentre invece trovava difficoltà a Briatico, perché lì c’era» Nino Accorinti che «era legatissimo a Pantaleone Mancuso, drenava denaro per nome e per conto dei Mancuso, allungava i tentacoli pure nella zona di Acconia, del Vibonese attraverso Pantaleone Mancuso, nei villaggi di Stillitani, nella zona di Pizzo e se questo Accorinti Antonino non è stato ucciso da Peppone Accorinti, altrimenti lo avrebbe squagliato Peppone Accorinti, era perché era saldamente legato a Pantaleone Mancuso Scarpuni».

«Mezza provincia di Vibo lo voleva morto»

Mantella racconta che mezza provincia di Vibo voleva morto Accorinti.
Tra questi ci sono i Bonavota, perché Accorinti «ha maltrattato Pasquale Bonavota al carcere di Alessandria». O anche i Piscopisani che avevano messo una bomba, come avvertimento, alla pasticceria Profitterol di Antonio Franzè, alias Platinì, perché avevano questioni di droga in sospeso. A un certo punto «interviene Accorinti in malo modo ai Piscopisani, gli ha detto di non permettersi più, perché Platinì è roba sua». I Piscopisani hanno abbozzato ma sotto sotto hanno cominciato a meditare vendetta.
Anche Silvano Mazzeo voleva morto Peppone Accorinti per vendicare la morte di suo fratello, ucciso insieme a un amico, Gerardo Arena, col quale «erano dei ladruncoli, rubavano negli appartamenti» e davano fastidio al gruppo dei Galati. Accade che «sia Gerardo Arena che il fratello di Silvano Mazzeo vanno da Accorinti e non tornano più a casa» perché Peppone Accorinti «li ammazza, li sotterra». Secondo Mantella questi due «ladruncoli» rubavano anche per conto di Accorinti al quale portavano armi e gioielli «e in cambio si prendevano la droga». Per fare un favore ai Galati, Peppone li avrebbe soppressi.

«Spadroneggiava e ha svuotato un paese»

Accorinti, racconta Mantella, non era solo facile a sopprimere vite e a gestire traffici di droga ma era un uomo che «si impossessava di tutto, tutto quello che vedeva con gli occhi era roba sua».
Non solo. «La sera gli vendeva bestiame ai contadini e la notte se lo andava a prendere… Tutto quello che vedeva con gli occhi era roba sua, voglio dire e i poveretti se ne andavano, emigravano, praticamente ha svuotato Zungri, l’ha svuotato, non ne potevano più i suoi compaesani, nemmeno per piantare un broccolo, se ne sono andati e lui spadroneggiava con il suo bestiame, quindi si impossessava di tutto, tutto quello che vedeva con gli occhi era roba sua, terreni, pascoli», praticava il furto di bestiame e le certificazione fasulle della brucellosi, con il servizio veterinario di Vibo Valentia.
«Si facevano passare con il pretesto che gli animali fossero affetti da brucellosi e quindi tu prendevi 110 euro a capo, praticamente una pecora che non valeva un soldo lui se la faceva pagare 110 euro con il servizio veterinario compiacente insomma. Ma questo lo conosco bene, perché purtroppo sono reo confesso, perché anche io ho fatto questo tipo di truffa, perché me l’ha suggerito lo stesso Accorinti il metodo come si doveva fare e io grazie a lui ho incassato dei soldi, mi ha detto: “Aguscia, fai così che prendi una banca di soldi”». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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