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“kossa 2”

Assunzioni e giornate fittizie, le accuse della Dda a 152 braccianti. «Truffa da 570mila euro», finiti nella bacinella del clan

Notificata la chiusura delle indagini ai falsi operai agricoli. L’accusa è truffa con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa

Pubblicato il: 30/11/2022 – 13:24
Assunzioni e giornate fittizie, le accuse della Dda a 152 braccianti. «Truffa da 570mila euro», finiti nella bacinella del clan

CATANZARO È stato notificato in questi giorni l’avviso di conclusione delle indagini da parte della procura antimafia di Catanzaro a 152 indagati – inizialmente erano 173 – nell’ambito dell’inchiesta “Kossa 2“, stralcio di “Kossa”, conclusasi in primo grado lo scorso luglio.
I 152 falsi braccianti, secondo l’accusa «con artifici e raggiri consistiti nell’attestare falsamente giornate lavorative mai svolte – è riportato nelle 69 pagine del documento vistato lo scorso 28 ottobre dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, dal sostituto Alessandro Riello, titolare dell’indagine e da procuratore aggiunto Giancarlo Novell – presso l’azienda agricola di Luca Talarico, inducendo in errore l’Alma Spa e l’Inps circa la spettanza di retribuzioni e prestazioni previdenziali, si assicuravano l’ingiusto profitto consistente in dette erogazioni. Nello specifico, le modalità della truffa erano le seguenti: al fine di assicurarsi il numero delle giornate normativamente richiesto per l’ottenimento della indennità di disoccupazione agricola ed altre spettanze previdenziali, i 152 braccianti hanno acconsentito ad essere fittiziamente assunti dalla sede centrale dell’Alma Spa, e successivamente somministrati all’azienda agricola di Luca Talarico nel IV Trimestre 2018, mediante artifici e raggiri consistenti in dichiarazioni fatte pervenire all’Alma Spa dalla filiale territoriale di Sibari, nella persona dei sodali dell’associazione mafiosa Antonio Antolino e Leonardo Falbo, dichiarazioni falsamente attestanti giornate lavorative in agricoltura mai svolte. Traendo così illecito profitto – si legge ancora nell’avviso di conclusione delle indagini – dall’indebita percezione di contributi pubblici erogati a loro favore dall’Inps sulla base di prestazioni lavorative mai rese. Con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, trattandosi di condotte funzionali al raggiungimento degli interessi economici del sodalizio criminale dei Forastefano, che dalla commissione delle truffe in materia agricola perpetrate traeva ingenti guadagni, oltre che mezzi, forza e prestigio per esercitare il proprio dominio sul territorio».
I magistrati quantificano la truffa in circa 570mila euro, denaro fatto «confluire in una bacinella comune del sodalizio criminoso» derivanti «dalla riscossione in contanti presso operai compiacenti (appositamente reclutati dai componenti del sodalizio), fatto assumere, con artifici e raggiri, dall’agenzia di lavoro interinale Alma Spa e poi somministrati all’azienda agricola Talarico nel quarto trimestre 2018».
I soldi arrivavano anche dalla «materiale disponibilità e conseguente diretta gestione (ai fini del prelievo di denaro contante) da parte dei componenti del sodalizio, di carte prepagate e bonifici domiciliati riferibili sempre a braccianti fatti assumere fittiziamente dall’Alma Spa, molti dei quali del tutto inconsapevoli».
Il tutto «con il precostituito disegno di sottrarsi in maniera fraudolenta al pagamento delle fatture emesse dell’Alma Spa per il servizio di somministrazione prestato nel quarto semestre 2018 a favore dell’azienda Talarico».
La “doppia” truffa si materializza non solo ai danni dell’Alma ma anche dell’Inps. I finti braccianti assunti «hanno indebitamente acquisito non solo il diritto alla contribuzione pensionistica ma anche quello dell’indennità di disoccupazione agricola in misura proporzionale alle giornate lavorative falsamente dichiarate a loro nome».
«L’attuale reggente dell’omonimo clan, Pasquale Forastefano – si legge ancora nell’avviso – è risultato essere il promotore ed organizzatore della truffa ordina per il tramite dell’azienda agricola Luca Talarico (rectius Pasquale Forastefano) ai danni della sede centrale di Alma Spa di cui, insieme a Nicola Abbruzzese e grazie al concorso ed alla complicità dei due impiegati della filiale territoriale dell’agenzia di lavoro interinale, in particolare Antonio Antolino, ha pianificato la strategia». (redazione@corrierecal.it)

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