BOVALINO Una discarica a cielo aperto a ridosso di una fiumara. Un’area vastissima indicata come uno dei siti più inquinati della regione, e in cui per decenni, tra gli anni ’80 e ’90, è stato gettato ogni tipo di rifiuto. Siamo nell’ex discarica di Scinà, nel comune di Bovalino, in provincia di Reggio Calabria. E a pochi passi da quelle che appaiono come vere e proprie “montagne” di spazzatura c’è l’alveo della fiumara Careri. Il risultato? Per decenni il corso d’acqua in piena, e che scorre tra i rifiuti, è andato a finire in mare, con tutte le conseguenze, in termini di inquinamento ambientale, che è ben facile intuire.
Impressionante la visuale prima dell’inizio dei lavori di bonifica. L’area era diventata ormai impossibile da raggiungere se non da un terreno privato e una volta arrivati si camminava su cumuli e cumuli di rifiuti. Tutt’intorno distese di alberi e di vegetazione.
Pneumatici, rifiuti ingombranti, indumenti, plastica e vetro di ogni tipo e sotto ogni forma. A distinguersi chiaramente, tra i blocchi di spazzatura diventati tutt’uno con il terreno circostante, c’è qualche bottiglia che ha resistito intatta allo scorrere del tempo, ma nelle quasi 30mila tonnellate di rifiuti scaricati e dimenticati c’è il risultato di anni di incuria e abbandono. «Una bomba ecologica», la definisce il sindaco di Bovalino Vincenzo Maesano.
«L’area – afferma ai nostri microfoni il primo cittadino – è stata identificata dalla Regione Calabria come sito ad alto rischio, ma i lavori sono iniziati dopo un lungo e complesso iter amministrativo che spesso ha trovato dei fermi anche inspiegabili, vista l’emergenza di ciò che doveva essere bonificato». In questo momento oltre la metà dell’area è stata bonificata. «Sono lavori che necessitano di disponibilità presso le discariche per poter conferire i rifiuti. I tempi sono determinati anche da questo. Bonificare quest’area – conclude – è un successo importante per tutto il territorio della Locride». (redazione@corrierecal.it)
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