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La scomparsa

Lutto nel mondo politico, scompare Gerardo Bianco

Esponente di spicco della Dc è stato ministro dell’Istruzione e segretario del Partito popolare. Aveva 91 anni

Pubblicato il: 01/12/2022 – 10:32
Lutto nel mondo politico, scompare Gerardo Bianco

ROMA Ministro, segretario del Ppi e tra i padri dell’Ulivo, parlamentare ed europarlamentare, latinista raffinato. Gerardo Bianco scompare all’età di 91 anni, lasciando tra chi l’ha conosciuto il ricordo di un politico limpido, di uno studioso infaticabile, di un analista lucido fino all’ultimo giorno. «Il parlamento è la mia passione» ha detto di sé. 

La carriere politica


Bianco nasce in un paese montano dell’avellinese, Guardia Lombradi, il 12 settembre 1931. E l’amore per il suo Sud non lo lascia nemmeno quando vince una borsa di studio nel prestigioso Collegio Augustinianum dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e quando si laurea all’Università di Parma che poi lo vedrà diventare docente di Lingua e letteratura latina. 
Nella palestra politica e sociale della Fuci muove i primi passi politici, poi il cursus honorum dal basso, dalla segreteria Dc di Avellino, espressione di correnti della sinistra del partito guidate da Sullo, De Mita, Donat-Cattin e Marini, fino al salto a Roma nella V legislatura. Dal 1968 al 2008 è stato nove volte parlamentare e una volta europarlamentare. 

Gli incarichi istituzionali e la segreteria del Ppi

Nel 1990 subentra al ministero dell’ Istruzione a Sergio Mattarella che si dimette con altri ministeri e sottosegretari della sinistra Dc per dissenso sulla legge Mammì del sesto governo Andreotti. «Contro la mia volontà. Io non volevo andare a giurare, ma mia moglie fu pregata da Forlani», racconta in una delle sue ultime interviste.
Il successo più grande, a suo parere, l’elezione a capogruppo della Dc nel 1979 e poi nel 1992. In realtà è anche eletto segretario del Ppi nel 1996, poi dal 1997 diviene per due anni presidente del partito che si scioglierà nella Margherita e attraverso essa nel Pd. Alla guida del Ppi arriva dopo la fine della Dc nel pieno della bufera di Tagentopoli: Rocco Buttiglione porta lo scudocrociato nel centrodestra, dopo le dimissioni improvvise e tormentate di Mino Martinazzoli, ma il Consiglio nazionale del partito elegge Bianco. Dopo un braccio di ferro durato mesi, le due anime del partito si dividono: a Bianco resta il nome Ppi, a Buttiglione il simbolo scudocrociato. I popolari contribuiscono a fondare l’Ulivo. Siamo nel 1996, Romano Prodi vince le elezioni e Bianco cede la segretaria a Franco Marini. 
La storia politica di Bianco prosegue ma sempre da una posizione di critica verso la confluenza del Ppi nella Margherita e poi di questa nel Pd. Passa al gruppo Misto, poi fonda Rosa per l’Italia con Bruno Tabacci e Savino Pezzotta, infine e’ eletto presidente dell’Associazione Nazionale degli ex parlamentari. Da commentatore ha pungolato i suoi eredi, ha analizzato le vicende dell’oggi con l’occhio della storia, il sigaro spento tra le labbra e una citazione latina buttata li’ ogni tanto. Orazio, tra i suoi preferiti. «L’importante non è morire democristiani ma preservare la cultura dei cattolici democratici» ha detto pochi mesi fa, dopo una vita passata a coltivare e difendere quella cultura, in modo limpido e raffinato.

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