COSENZA Terapia del dolore e cure palliative, terapia intensiva, gestione del paziente con politrauma e sessioni specifiche dedicate alla presa in carico e alla cura dei pazienti in età pediatrica, sono i temi al centro di un congresso dal titolo “Gestione integrata in terapia intensiva, terapia del dolore e cure palliative” ospitato nella sala Convegni dell’Ordine dei Medici di Cosenza. Otto sessioni di approfondimento e cinquanta medici, in una due giorni di confronto e aggiornamento su temi di grande valore scientifico, tecniche innovative di intervento e argomenti di stretta attualità sociale e etica. Il simposio fortemente voluto dai responsabili scientifici, Francesco Amato, direttore della Uoc Terapia del dolore e cure palliative e Pino Pasqua, direttore Uoc Terapia Intensiva e Anestesiologia dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, nasce nel solco dei significativi cambiamenti registrati, negli ultimi anni, in materia di assistenza ospedaliera e approccio integrato e multidisciplinare alla presa in carico del paziente critico e di quello cronico.
«Un italiano su quattro è affetto da dolore cronico – sottolinea il dottore Francesco Amato – oltre un miliardo di persone convive con un dolore inutile ed evitabile e la stragrande maggioranza vive nelle terre della povertà, in cui l’accesso alle cure e ai farmaci di primo livello è quasi sempre negato. Questi numeri danno il senso di un fenomeno presente su larga scala e che ci vede impegnati ad affermare concretamente il diritto ad essere liberi dal dolore, con un percorso clinico che non si risolve esclusivamente nella riparazione di un danno, ma richiede una presa in carico del paziente complessiva e integrata». Il direttore della Uoc Terapia del dolore e cure palliative dell’Azienda ospedaliera di Cosenza poi si sofferma sule cure palliative pediatriche. «Un antico testo di clinica medica recitava che non c’è peggior dramma in medicina del bambino che soffre», dice Amato al Corriere della Calabria. «Una recente pubblicazione di Lancet dice che il 70% dei bambini sofferenti e affetti da patologie neoplastiche muoiono in condizioni di dolore e questo obbliga i servizi sanitari ad affrontare il problema». Come si può operare concretamente per aiutare i piccoli pazienti? «Dobbiamo orientare le scelte di programmazione e soddisfare questo bisogno tangibile». Secondo Amato, il Covid ha fatto emergere «la fragilità istituzionale e la rottura della cerniera che lega ospedale e territorio». «Il paziente – chiosa – non ha semplicemente bisogno della riparazione del danno ma deve essere preso per mano e accompagnato». (f.b.)
(f.benincasa@corrierecal.it)
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