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processo “aemilia 1992”

‘Ndrangheta in Emilia, annullate tre condanne per omicidi del 1992. Definitivo l’ergastolo per Grande Aracri

Si tratta di un “cold case” riaperto dopo lungo tempo, con arresti arrivati nel 2017 e nuove accuse. Ora i quattro avranno un nuovo appello

Pubblicato il: 02/12/2022 – 20:24
‘Ndrangheta in Emilia, annullate tre condanne per omicidi del 1992. Definitivo l’ergastolo per Grande Aracri

BOLOGNA La Cassazione ha annullato con rinvio a una diversa sezione della Corte di assise di appello di Bologna la sentenza del 30 settembre 2021 nel processo di “Aemilia 1992”, uno dei filoni del maxiprocesso alla ‘ndrangheta emiliana, che aveva condannato all’ergastolo quattro imputati per due omicidi commessi, appunto, nel 1992. Si tratta di un “cold case” riaperto dopo lungo tempo, con arresti arrivati nel 2017 e nuove accuse. Rimane comunque confermato anche dalla Cassazione un ergastolo, per il boss Nicolino Grande Aracri, come mandante di uno dei due delitti.
Si discute dell’accusa di omicidi volontari, premeditati e aggravati dal metodo mafioso di Nicola Vasapollo, 33enne di Cutro, assassinato il 21 settembre 1992 a Reggio Emilia e di Giuseppe Ruggiero, 35enne cutrese, ammazzato da quattro uomini travestiti da carabinieri il 22 ottobre 1992 a Brescello, sempre nel Reggiano.
Al centro del processo c’era la faida tra le cosche rivali Vasapollo-Ruggiero e Dragone-Grande Aracri-Ciampà-Arena. In primo grado Grande Aracri a Reggio Emilia era stato giudicato colpevole come mandante per l’omicidio Ruggiero, mentre per l’altro delitto era stato assolto per “non aver commesso il fatto” e assolti erano stati anche gli altri tre imputati.
La Corte di assise di appello, presieduta da Orazio Pescatore, aveva in seguito accolto le ragioni della Procura generale di Bologna, rappresentata dall’attuale procuratore generale reggente Lucia Musti e dalla pm della Dda Beatrice Ronchi, applicata anche in secondo grado. E così erano stati condannati, il 30 settembre, oltre a Grande Aracri, anche Angelo Greco, Antonio Lerose e Antonio Ciampà. Ora i quattro avranno un nuovo appello. Bisognerà attendere le motivazioni, ma è possibile che la Cassazione abbia valutato una violazione del principio della rinnovazione dell’istruttoria.

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