COSENZA E’ in aula Paola Galeone imputata di corruzione dinanzi al Tribunale di Cosenza in composizione collegiale (giudice Branda). L’ex prefetto di Cosenza, difesa dagli avvocati Mario Antinucci e Carlo Di Casola, avrebbe chiesto una sorta di “mazzetta” attraverso l’emissione di una fattura falsa da 1.200 euro per garantirsi una somma del fondo di rappresentanza della Prefettura.
A raccontare quanto di sua conoscenza è Antonella Falcone, sorella dell’imprenditrice Cinzia Falcone presidente dell’associazione “Animed” e querelante. «Mia sorella mi disse di passare dalla sua scuola, sede dell’Animed. Era agitata. Sapevo che avesse un appuntamento con il prefetto Galeone. Collaboro con Animed e so che non abbiamo mai chiesto rimborsi per le iniziative svolte. La fattura andava emessa entro il giorno successivo perché andavano contabilizzate le spese entro la fine dell’anno per poter attingere al fondo per le spese di rappresentanza». A sottoporsi all’esame del pm e al controesame della difesa è stato anche Massimo Gervasi, all’epoca dei fatti compagno di Cinzia Falcone. Oggi è suo marito. «Il 23 dicembre mia moglie mi chiamò per chiedermi se potessi rientrare perché era successa una cosa che non poteva dirmi telefonicamente. Quando sono arrivato a casa ho trovato Cinzia e la sorella Antonella in cucina e mi ha raccontato che il prefetto le aveva chiesto una fattura a carico della Prefettura per un convegno organizzato dall’Animed». «Disse che l’importo da fatturare era di 1.200 euro – precisa il teste – 700 euro doveva darle al prefetto e 500 le sarebbero rimaste». « A casa era agitatissima e continuava a chiedere cosa fare», aggiunge il teste. «Andammo in Questura a sporgere denuncia». Sui rimborsi, il marito di Falcone precisa: «Che io sappia, Cinzia non ha mai chiesto rimborsi a nessuno per questi convegni». (f.b.)
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