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Inattendibilità dei dati, caos organizzativo e scarsa trasparenza: è (sempre) la sanità dei bilanci “orali”

Nelle relazioni della Corte dei Conti sul Rendiconto 2021 della Regione la conferma delle criticità gestionali nelle Asp: il caso limite di Reggio i cui numeri «a oggi sono totalmente sconosciuti»

Pubblicato il: 03/12/2022 – 16:06
Inattendibilità dei dati, caos organizzativo e scarsa trasparenza: è (sempre) la sanità dei bilanci  “orali”

CATANZARO Caos organizzativo e scarsa trasparenza. Sul piano della gestione contabile e finanziaria le aziende sanitarie della Calabria non fanno alcun passo avanti. Lo certifica la Corte dei Conti nelle relazioni per il giudizio di parifica del Rendiconto 2021 della Regione Calabria. 

«Non attendibilità dei dati e disordine organizzativo»

«Come reiteratamente segnalato dagli organi interni di revisione la gestione delle Aziende sanitarie è connotata dalla non attendibilità dei dati in conseguenza del disordine nella amministrazione degli ingenti flussi finanziari dedicati all’assistenza sanitaria e al mantenimento dei Lea», scrive a esempio nella requisitoria la Procura regionale della Corte dei Conti, definendo poi «significativa in proposito la conclusione cui perviene (nota prot. 4874 del 2 a settembre 2022) il Collegio dei revisori della Asp di Reggio Calabria – la stessa Asp per la quale il commissario è stato incaricato di regolarizzare le poste debitorie – che dopo avere premesso che l’ente “non riesce a redigere uno stato patrimoniale con dati certi ed attendibili” e dopo avere elencato le irregolarità riscontrate conclude che tutto ciò “fa emergere una criticità anomala e sistemica caratterizzata da una scarsa trasparenza e da inadeguate procedure amministrativo/contabili correlate ad una probabile mancanza di organicità tra le varie strutture organizzative dell’Azienda che espone l’Azienda al rischio di incorrere in uno stato irreversibile di insolvenza”». Ma ovviamente per la magistratura contabile calabrese l’andazzo (il pessimo andazzo…) è generalizzato. «L’esito dell’attività di indagine – annota sempre il procuratore della Corte dei Conti – segnala peraltro la violazione dell’obbligo di approvazione dei bilanci non soltanto da parte della menzionata Asp di Reggio Calabria, ma anche da parte della Asp di Cosenza, e, comunque, una condizione di disordine contabile che non consente di definire le procedure di accertamento funzionali alla approvazione». Secondo la sezione di controllo della Corte dei Conti «la mancata o incompleta ricognizione dell’esatto ammontare dei debiti e del contenzioso nonché degli accantonamenti non consente di quantificare correttamente le poste passive, con conseguente sottostima delle stesse. Nell’avanzo di esercizio all’esame, infine, non  si tiene in alcuna considerazione la situazione debitoria dell’Asp di nReggio Calabria, i cui dati a oggi sono totalmente sconosciuti (l’ultima analisi della sezione aveva ipotizzato una situazione debitoria pari a 500 milioni)».

«Disallineamenti consistenti tra saldi debitori e creditori»

Per i giudici contabili «l’istruttoria evidenzia in particolare che diverse Aziende a seguito dell’attività di riconciliazione hanno accertato disallineamenti consistenti tra saldi debitori e saldi creditori, facendo emergere debiti di cui non conoscevano l’esistenza o crediti inesistenti che credeva di vantare. L’Ufficio del Pubblico ministero non può non evidenziare che la particolare gravità di tale disordine contabile e degli effetti che reca sulla gestione del bilancio risulta oltremodo grave pur in presenza della prerogativa prevista dall’articolo 6 del decreto legge cosiddetta Calabria bis (dl 150/2020 convertito in legge  181/2020) che ha messo a disposizione della Regione una specifica dotazione finanziaria proprio per consentire il potenziamento dei sistemi di rilevazione e controllo della spesa sanitaria. In particolare – si legge nella requisitoria della Procura regionale della Corte dei conti – tale dotazione non risulta fruita per la mancata approvazione nell’anno 2021 del programma operativo di prosecuzione del piano di rientro, invero appositamente richiesta».  (c. a.)

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