CATANZARO «L’hanno ammazzato e ad ammazzarlo, intendo materialmente, quello che ha premuto il grilletto, è stato Rosario Fiorillo». Anche il collaboratore di giustizia Andrea Mantella punta il dito contro “Pulcino” (noto anche “u minorenne”), imputato insieme a Rosario Battaglia e Michele “Zarrillo” Fiorillo (il primo difeso dagli avvocati Walter Franzè e Salvatore Staiano, il secondo da Diego Brancia) nel processo per l’omicidio di Antonio De Pietro avvenuto l’11 aprile del 2005 a Piscopio, quando Fiorillo (difeso dagli avvocati Franzè e Rotundo) aveva appena 15 anni. Ascoltato in udienza in Corte d’Assise a Catanzaro, il pentito, tra i più importanti esponenti del clan di ‘ndrangheta Lo Bianco – Barba che ha iniziato a collaborare con la giustizia dal maggio del 2016, dal sito riservato ha risposto alle domande del pm Andrea Buzzelli. «I suoi familiari (quelli di Michele Fiorillo ndr) gli hanno imposto di uccidere l’amante della mamma Maria Concetta Immacolata Fortuna e così è stato, l’hanno aiutato». E indica i nomi di Michele “Zarrillo” Fiorillo «presente lì con una pistola qualora il minorenne, il ragazzo, perché ai tempi era piccolino, avesse avuto qualche esitazione il compito di ucciderlo sarebbe stato proprio il suo».
Il pentito Mantella descrive i dettagli: «Purtroppo il ragazzo ha avuto coraggio e l’ha ucciso. Sono andati col motorino, due motorini, l’hanno accompagnato in una strada secondaria». E dopo l’omicidio «se lo prende Gregorio Gasparro, il nipote di Razionale e se lo porta in una villetta a Francica che confinava con San Gregorio d’Ippona e Piscopio. Era una strada interna, il ragazzo lo nascondono anche se non era ricercato». «Era tutto a posto – racconta Mantella – ma comunque funzionava così, vengono ospitati in quella dimora di Saverio Razionale, in una tenuta agricola del padre».
Andrea Mantella, incalzato dalle domande del pm, illustra altri particolari. «Il “Pulcino” ha chiamato con una scusa l’amante della mamma, De Pietro, per un finto appuntamento ma in realtà era tutto organizzato». Anche perché vicino al cimitero dove poi l’uomo è stato ucciso, secondo il racconto di Mantella, c’erano due motociclette e motorini «facevano impennate, facevano finta che giocavano ma il progetto omicidiario era già organizzato». «Ricordo – spiega ancora il pentito – che Fiorillo l’ha sparato in testa, una cosa del genere, lo uccide. Pulcino scende dalla macchina e sale sulla motocicletta con Michele Fiorillo che lo accompagna poi dentro ad una strada sterrata, in località Muteri di Francica e poi Gasparro lo prende con una Panda bianca».
Secondo il racconto del pentito, dunque, sulla scena del crimine erano presenti anche Rosario Battaglia e Michele Fiorillo “Zarrillo” pronti ad intervenire in caso il giovane Fiorillo non avesse avuto il “coraggio” di uccidere De Pietro. Entrambi, come raccontato da Mantella, «erano a conoscenza del progetto di uccidere De Pietro, avevano progettato come aiutare il ragazzo perché l’onta del disonore se la doveva portare via perché la mamma si era totalmente invaghita di questo del sindacato che addirittura aveva speso un patrimonio, gli faceva regali costosissimi a questo amante – racconta il pentito – quindi stava rovinando la famiglia che per questo ha deciso di salvaguardare sia l’onore e sia il patrimonio». Insomma, un omicidio di stampo ‘ndranghetistico perché – come spiega Mantella – se si vuole applicare la regola della ‘ndrangheta «la mamma andrebbe perdonata, come figlio anche, come uomo va condannata, questa purtroppo è la gerarchia quindi certo, era un disonore».
Incalzato dalle domande del pm, il pentito Mantella spiega come sia riuscito a venire a conoscenza di tutta la storia. «Nell’ambiente si vociferava – spiega – dicevano che prima o poi i maggiori esponenti avrebbero fatto qualcosa perché questo signore ha subito anche qualche danneggiamento vicino al patronato dove lavorava. Quindi l’ho saputo quando ero latitante in viale Affaccio, nella masseria di mio zio Francesco Mantella». «In quella occasione – spiega ancora Mantella – Salvatore Morelli va a Piscopio, non ricordo di preciso se dovesse portare stupefacenti o prendere un fucile, e quando scende a Piscopio si incontra con Michele Fiorillo “Zarrillo” e gli ha detto che doveva andarsene subito che tra poco Pulcino stava arrivando che doveva ammazzare a uno e ricordo che ha detto “Su u stannu sciruppandu” un termine in vibonese per dire che “si stanno mangiando l’amante d’a mamma e coso”, di Pulcino e poco dopo arriva la notizia che avevano ammazzato a uno di Piscopio». (g.curcio@corrierecal.it)
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