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La decisione

False ricette per intascare i rimborsi, esce dal carcere il dottor Cantafio

Il Riesame ha accolto il ricorso del legale del medico. È accusato dalla Procura di Catrovillari di aver messo in piedi un sistema truffaldino

Pubblicato il: 04/12/2022 – 10:25
False ricette per intascare i rimborsi, esce dal carcere il dottor Cantafio

CASTROVILLARI Finisce ai domiciliari Sergio Cantafio, il medico di base al centro dell’inchiesta della Procura di Castrovillari su una presunta truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Il Riesame di Catanzaro ha accolto l’istanza presentata dal legale del professionista, Francesco Nicoletti, ed ha sostituito la massima misura del carcere con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari.

L’inchiesta

Il gip, nella ordinanza di custodia cautelare in carcere, evidenziava la particolare spregiudicatezza e capacità criminale di Cantafio, la dedizione alle truffe nei confronti del Ssn da decenni, anche in territori non appartenenti a questa giurisdizione, la capacità di coordinare, anche senza la propria presenza fisica, tutte le attività più rilevanti dell’associazione e di pianificare i successivi reati, nonché le strategie per superare i controlli e gli imprevisti avvenuti nel corso del tempo, la costante attenzione per l’espansione dei traffici illeciti, anche attraverso il reclutamento di nuovi farmacisti, l’emersa sussistenza di legami con l’estero tali da permettere la spedizione di farmaci fittiziamente prescritti, nonché la commissione di ulteriori rilevantissime truffe anche al di fuori del perimetro dell’associazione.

Le accuse al medico

Il professionista è coinvolto nell’operazione portata a termine lo scorso mese di novembre che ipotizza l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni del Servizio sanitario nazionale, compiuta mediante la redazione di false ricette mediche relative a costose specialità medicinali prescritte al solo scopo di percepire il relativo profitto grazie al totale rimborso delle spese da parte del servizio sanitario. Secondo la tesi accusatoria, il medico, con l’aiuto della moglie, avrebbe provveduto a redigere le prescrizioni di farmaci attribuendole a suoi pazienti ignari, recapitandole a titolari delle farmacie ritenuti compiacenti, i quali provvedevano a rifornirsi dei farmaci. Una volta ricevuti i prodotti, i farmacisti o i loro collaboratori avrebbero rimosso i bollini identificativi (c.d. “fustelle”) dalle scatole dei medicinali e li avrebbero applicati sulle false prescrizioni al fine di ottenere poi il rimborso da parte del Ssn.

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