LAMEZIA TERME È stato fissato per il prossimo 13 dicembre l’esame dei testi Antonio Scalise, 45 anni, e Mirella Raso, 42 anni, marito e moglie, entrambi di Soveria Mannelli. Il processo è Reventinum, contro la cosca Scalise che, secondo la Dda di Catanzaro, imperversava nel territorio montano del comprensorio Lametino.
L’udienza si preannuncia movimentata. Antonio Scalise è figlio di Pino e fratello di Luciano Scalise, già condannati all’ergastolo in primo grado quali mandanti dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, portato materialmente a termine – secondo l’accusa e una sentenza di primo grado – da Marco Gallo, killer considerato intraneo alla cosca.
Il pm ha chiesto il loro esame in merito alle dichiarazioni che Antonio Scalise e sua moglie hanno reso alla distrettuale di Catanzaro tra giugno e luglio scorsi. Dichiarazioni sull’omicidio Pagliuso, sulle vessazioni della famiglia Scalise a imprese boschive e a imprese che avevano appalti pubblici nell’area dei comuni del monte Reventino.
Scalise ha affermato di avere deciso di rendere dichiarazioni, tra le varie ragioni, perché «mia moglie mi ha spinto in tal senso».
Più decise le motivazioni della moglie, Mirella Raso, la quale ha raccontato i soprusi che il marito avrebbe subito dallo stesso padre Pino Scalise, capace di malmenarlo con un bastone piuttosto che corrispondergli il denaro che gli doveva per dei lavori fatti. La donna afferma che «per tutte queste vicende inerenti la famiglia di mio marito anche noi come nucleo familiare ne abbiamo pagato e ne stiamo pagando le conseguenze, motivo per cui ho più volte ribadito a mio marito di volermi allontanare da questa situazione […] da tempo spronavo mio marito affinché si decidesse a riferire all’autorità giudiziaria quanto a sua conoscenza sulle attività illecite della sua famiglia. Mio marito non si è mai deciso prima di oggi per timore delle conseguenze che avrebbe subito da parte del padre e del fratello, temendo per la sua stessa incolumità nel caso venissero scarcerati».
Un dato è emerso oggi in aula: Mirella Raso ha chiesto di essere sentita in video conferenza perché si trova fuori dal territorio regionale. Antonio Scalise dovrebbe comparire in aula, segno che lui è ancora in Calabria e il suo status non è quello di collaboratore di giustizia, nè gode di un programma di protezione. Però ha un nuovo avvocato, Michele Gigliotti, – non più i legali Antonio Larussa e Piero Chiodo – che oggi si è palesato in aula annunciando la prossima formalizzazione della propria nomina.
Alla richiesta del pm di sentire i due testi si sono opposte le difese ma il collegio ha accolto la richiesta e fissato l’esame per il prossimo 13 dicembre. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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