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La sentenza

Stupro di gruppo, il calciatore Portanova condannato a 6 anni

Il centrocampista del Genova è accusato assieme ad altre tre persone di aver abusato di una ragazza in una casa a Siena

Pubblicato il: 06/12/2022 – 20:41
Stupro di gruppo, il calciatore Portanova condannato a 6 anni

SIENA Sei anni di reclusione al calciatore del Genoa Manolo Portanova. È quanto ha stabilito oggi il Gup del tribunale di Siena Ilaria Cornetti. Il giovane, 22 anni, è finito a processo con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. A processo e condannato con gli stessi anni di pena anche suo zio Antonio Langella.
Un terzo indagato Antonio Cappiello, che ha aveva scelto il rito ordinario è stato rinviato a giudizio. Un altro indagato, il quarto, all’epoca dei fatti minorenne, sarà giudicato dal Tribunale dei minori di Firenze.

La vicenda

I fatti risalgono alla notte tra il 30 e il 31 maggio dello scorso anno in una abitazione nel centro storico di Siena. Qui si sarebbero appartati Portanova e la giovane finché non sarebbero sopraggiunti gli altri tre ragazzi. Un’indagine difficile, svoltasi nel più assoluto riserbo. Per accertare cosa era accaduto, la ragazza lo scorso 25 luglio è stata sentita per oltre sette ore in una audizione protetta in una stanza del palazzo di giustizia di Siena collegata con l’aula del dibattimento e sottoposta ad un confronto molto serrato con i legali degli imputati. Da parte dell’avvocato di Portanova, Gabriele Bordoni, al termine di un’udienza era arrivata la proposta di un risarcimento per la ragazza. La studentessa però rifiuta l’offerta ribadendo, come aveva fatto in più occasioni, che lei non era consenziente. Quanto a Cappiello «Avevamo fatto la scelta di rinvio a giudizio», ha spiegato il suo legale Antonio Voce al termine dell’udienza.
«Una scelta prudente: ci aspettavamo questa decisione e riteniamo che il dibattimento sia la sede naturale dove si chiarirà la situazione», prosegue l’avvocato. Il processo ordinario è stato fissato il 21 febbraio del 2023. «Non ci fa paura il dibattimento – aggiunge – anche se c’è ora una sentenza che ha il valore di un documento non quello di definitività che immagino sarà appellata. Sono due processi paralleli che andranno avanti per la loro strada. Il giudizio fatto oggi – conclude il legale – è sulla base delle carte, nel processo verranno sentiti i testimoni, acquisiti documenti. Speriamo di poter chiarire questa situazione».
«Spero che gli imputati facciano tesoro di questa condanna, spero costituisca per loro un’occasione di crescita personale utilizzando la notorietà che hanno per diffondere un messaggio non tossico ma a favore del rispetto delle persone». Ha affermato prima di lasciare l’Aula Claudia Bini, dell’associazione ‘donna chiama donna’ che era parte civile nel processo. (Agi)

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