Fanno arrabbiare, i politici che promettono roboanti futuri a forza di turismo e prodotti culturali. Fanno ridere, gli studiosi che oppongono le tradizioni e i ricordi alla desertificazione. La ferita del sud è una recisione dell’arteria femorale, un’emorragia inarrestabile. Non esiste al mondo economia florida solo per turismo, cultura e qualche buon prodotto agro pastorale. Le economie da evoluzione sono motori potenti fatti da un nutrito numero di componenti. Non fai molta strada con solo un pistone, solo una ruota, solo un iniettore, una turbina. Costruire un motore: banale a dirsi, ma questo è. Un suo motore il sud lo ha avuto: nell’ordine naturale dei mutamenti sociali, il motore andava aggiornato, manutenuto. Ogni epoca avrebbe dovuto vedere un’evoluzione del modello precedente, secondo una capacità endogena di progredire. Il motore del sud è stato invece smembrato, pezzo a pezzo è stato decostruito: un processo millenario di sapere si è polverizzato. Nemici esterni e interni. Popolo inadeguato nella resistenza, nella lotta. È storia. La decostruzione andrà avanti fino alla dissoluzione totale del sud: che si trasforma in terra di servizio; per qualsiasi speculazione. Che diventa hub energetico per un’energia che dà vita a terre distanti, come le braccia e i cervelli del sud, che a questo sono serviti, servono. Abbiamo quattro ruote e una carcassa da mandare avanti, e non abbiamo né motore né strade. Senza pessimismi, questo è. Il resto sono chiacchiere di politicanti e cultori locali. Il paesaggio in cui viviamo è frutto di questo: lo stupro infinito della modernità. Una modernità fraintesa. Una modernità imposta. Una modernità non nostra. Una modernità che ci è caduta addosso come un masso arrivato da un pianeta lontanissimo. Una modernità aliena ci ha illuso che saremmo diventati tutti ricchi: abbiamo dissipato ogni sussulto delle fatiche fatte fuori. Senza completarla, l’illusione. Senza ricomporre le diaspore. Una post modernità cinica ci ha condannato alla dissoluzione: per questo scaraventiamo i nostri vomiti sopra ogni angolo di una terra che abbiamo disimparato ad amare.
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x