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‘Ndrangheta in Piemonte

«Sfrenata ricerca di voti». Così l’ex assessore regionale Rosso avrebbe collaborato con i clan

Pubblicate le motivazioni della sentenza che ha inflitto 5 anni all’ex esponente di Fdi Piemonte. È accusato di voto di scambio

Pubblicato il: 09/12/2022 – 15:36
«Sfrenata ricerca di voti». Così l’ex assessore regionale Rosso avrebbe collaborato con i clan

TORINO Una «sfrenata ricerca di consenso elettorale». C’è questo, secondo i giudici del tribunale di Asti, dietro il patto che Roberto Rosso, ex esponente di Fdi in Piemonte nonchè assessore regionale, strinse con due personaggi legati alla ‘Ndrangheta. Lo ricava dalle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso giugno, Rosso è stato condannato a cinque anni di carcere per voto di scambio nell’ambito del maxiprocesso Carminius-Fenice.
I fatti si riferiscono alla campagna elettorale del 2019 per le Regionali, dove Rosso (poi diventato assessore nella giunta di centrodestra) era candidato con Fdi. «Rosso – si legge – ha deciso di accettare scientemente la collaborazione di Viterbo e Garcea (i due personaggi in questione – ndr) promettendo loro una cifra enorme perché intendeva sfruttare il bacino elettorale della criminalità organizzata calabrese, non semplicemente per procurarsi voti nei ceti popolari e dei meridionali; altrimenti non avrebbe promesso 15 mila euro a due sconosciuti».
«La prospettiva evocata dalla pubblica accusa – scrivono i giudici astigiani – non pare infondata e fa ritenere che Rosso nelle campagne elettorali (che per sua stessa ammissione era per lui una “droga”) fosse disposto a qualunque “sacrificio” pur di lucrare il maggior numero possibile di voti; più semplicemente, fosse per ambizione ingordo di voti. Mirando consapevolmente, per ottenere più voti (laddove il numero dei voti in politica è tutto anche ai fini del riconoscimento di futuri incarichi), a qualunque settore di elettorato e anche al bacino elettorale influenzabile nelle scelte di voto dalla ‘Ndrangheta».
I giudici hanno ripercorso le tappe della carriera politica di Rosso sia in Piemonte che sul piano nazionale (è stato parlamentare e sottosegretario in due governi di centrodestra) e lo hanno definito «un politico in gamba e di successo». «È totalmente da escludere, alla luce della dettagliata ricostruzione del fatto e anche delle menzogne e reticenze dell’imputato, che il patto con Garcea e Viterbo, nelle concrete modalità con cui è stato stipulato e taciuto, possa essere avvenuto per gli effetti distorsivi di un disturbo bipolare che avrebbe privato l’imputato di capacità di intelletto e discernimento: affermarlo sarebbe persino offensivo per la stessa figura di un politico della storia e della levatura dell’onorevole Roberto Rosso». (Ansa)

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