REGGIO CALABRIA Le intercettazioni dell’inchiesta “Blu notte” certificano il “passaggio di mano” tra il vecchio patriarca, Umberto Bellocco – deceduto lo scorso 22 ottobre – e suo nipote, omonimo.
Il 39enne dimostra di avere tutto sotto controllo, clan e associati, anche da detenuto nel carcere di Lanciano, in “remoto”, via telefono dopo la condanna per associazione mafiosa, divenuta definitiva dal 2014. Il boss in alcune intercettazioni si lamenta con la nipote («I tasti di plastica si rompono. Pure questo sta partendo. Non va bene. Alcuni tasti non vanno») e suggerisce al cognato il prossimo telefonino da reperire («Guarda sito Nokia e vedi 3310 mini telefono. Vedi se ti dice quanti cm e fa pure le foto vedi»).
In altre intercettazioni si discute di cellulari: «Quello che ci porta queste cose dice pure se gliene mettiamo due piccoli, ci fa entrare anche quelli, non è che ora sta a guardare i due piccolini». «Li puoi prendere un paio, però con i tasti di gomma fra, perché li usa per messaggi lui, perché i tasti di plastica si rompono subito».
Il gip riporta nell’ordinanza come “Chiacchiara” non abbia mai smesso di comunicare all’esterno «mediante una serie di telefoni cellulari e schede telefoniche a lui forniti grazie alla collaborazione di alcuni soggetti sia interni che esterni all’istituto».
Con quei telefonini Bellocco partecipa ai summit ‘ndranghetistici. Ed anche grazie ai cellulari il 39 enne stringe alleanze con gli Spada. In carcere entra in contatto con Ramy Serour, esponente della famiglia di Ostia che, rimesso in libertà, recupera telefoni per Bellocco. Serour viene intercettato e ad un’altra persona spiega chi sono i Bellocco: «La verità fra’, la verità! Oggi io sono stato invitato ad un tavolo, eravamo diciassette persone, tutti… la ‘ndrangheta!». Ed ancora: «Queste sono persone serie. E pensa te, questo qua mangia… con me».
L’accordo con gli Spada riguarda il traffico di cocaina dalla Calabria a Ostia ma anche la soluzione di problemi con commercianti calabresi operanti nel Lazio. «Quando gli ho detto il nome dell’amico tuo, fra’ ti dico … si stava a mettere, no bianco…di più! Mi ha detto “ma davvero lo conosci?”. Gli ho detto come no? Stava proprio in cella con il compagno mio, sono come fratelli! Ha detto “Come no? Io sono amico del papà, sono amico suo…’” mi ha detto “mandagli i saluti”». (redazione@corrierecal.it)
x
x