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‘Ndrangheta a Rosarno, i giostrai “protetti” dai Bellocco per la festa dei Santi Cosma e Damiano

Nell’ordinanza firmata dal gip di Reggio Calabria i contatti tra Palaia e alcuni giostrati di Davoli per risolvere i “problemi” sul territorio

Pubblicato il: 13/12/2022 – 17:25
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta a Rosarno, i giostrai “protetti” dai Bellocco per la festa dei Santi Cosma e Damiano

REGGIO CALABRIA L’inchiesta “Blu notte” coordinata per la parte reggina dalla Dda di Reggio Calabria ha consentito agli inquirenti di ricostruire l’esistenza e soprattutto l’operatività dell’associazione ‘ndranghetista della cosca Bellocco. Numerosi i casi finiti al centro dell’inchiesta a riportati nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Reggio Calabria Vincenza Bellini. Episodi che, sempre secondo gli inquirenti, sono l’esempio plastico delle modalità di approccio dei Bellocco nei confronti del mondo dell’imprenditoria, attraverso la figura di assoluto riferimento che è Francesco Benito Palaia, tra gli indagati e finito in carcere. Ma, accanto agli imprenditori vittima di estorsione e a quelli invece organici alla cosca, esiste una (troppo ampia) fascia di soggetti che operano nel proprio settore avvalendosi di fatto della protezione, o della non ostilità della cosca.

Le giostre per la festa dei Santi Cosma e Damiano

Uno degli episodi emblematici del controllo capillare del territorio e delle attività commerciale riguarda addirittura la protezione dei “giostrai” e il coinvolgimento di Francesco Benito Palaia, nonostante fosse agli arresti domiciliari. È il 20 settembre del 2019 e, in vista della festa patronale dei Santi Cosma e Damiano prevista per il 26 settembre a Rosarno, iniziano i contatti tra Antonio Federico (cl. ’77) di Serra San Bruno – non indagato in questa inchiesta – e Francesco Palaia (finito in carcere), preannunciando «l’arrivo a Rosarno insieme alla carovana dei giostrai». I due, come ricostruito dagli inquirenti e riportato nell’ordinanza, fissano i dettagli del loro incontro che appare da subito molto urgente anche perché alla festa patronale mancavano pochissimi giorni e le giostre erano ormai in procinto di essere montate. «Le giostre manca poco e le montano, che oggi è ventuno!» dicono al telefono nel corso di una conversazione captata dagli inquirenti. I due, dunque, avrebbero dovuto definire un accordo.

La “protezione” per i giostrai

E così, il giorno dopo, il 20 settembre 2019, Antonio Federico si presenta a casa di Palaia a Rosarno attorno alle 16, a bordo di una Ranger Rover insieme ad un’altra persona che gli inquirenti solo dopo riescono a identificare. Si trattava della moglie del titolare di un luna park e di una ditta legata alle attività di svago e la gestione dei parchi divertimento. La stessa auto, poi, farà ritorno a Rosarno a casa di Palaia il 24 settembre 2019, questa volta però a bordo c’erano due giovani che – secondo gli inquirenti – erano riconducibili alla stessa ditta e verosimilmente parenti stretti o, al massimo, dipendenti. Come ricostruito dagli inquirenti, grazie all’attività di videosorveglianza, subito dopo l’arrivo dei due ragazzi, Francesco Benito Palaia contatta telefonicamente il figlio, Rocco Antonio Palaia, ordinandogli in maniera perentoria di «far rientro immediatamente a casa». Inoltre, nel corso della telefonata, veniva percepito un frammento del dialogo intrattenuto da Palaia con i propri ospiti, dal quale era facilmente deducibile che la visita dei “giostrai” a casa Palaia era dipesa da una specifica problematica che i due avevano riscontrato «sul territorio» e per la cui risoluzione era «stato affidato un preciso incarico proprio a Francesco Benito Palaia». Segno evidente che i “giostrai”, secondo gli inquirenti, identificavano quest’ultimo come un autorevole esponente delle consorterie attive sul centro della Piana di Gioia Tauro. (g.curcio@corrierecal.it)

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