REGGIO CALABRIA «Ho fatto solo la mia parte, in coerenza con i miei valori». Si commuove pensando ai 43 anni e mezzo di servizio in magistratura, Luciano Gerardis, presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Si dice «molto sereno e soddisfatto» dell’incarico che ricopre dal 2016 e che cessa per il raggiungimento dei limiti d’età. Prima di essere nominato dal Csm all’unanimità a capo della Corte d’Appello, il magistrato reggino è stato presidente del Tribunale di Reggio Calabria. Gerandis ha convocato per questa mattina una conferenza stampa durante la quale ha ringraziato la cittadinanza, la stampa, gli avvocati, i funzionari del tribunale e i colleghi.
«Abbiamo dovuto affrontare momenti di grande difficoltà», ha dichiarato Gerardis che ha aggiunto: «Ringrazio la cittadinanza, la società civile che mi è stata molto vicina. Io ho sempre interpretato il mio ruolo tenendo sempre un rapporto stretto con la società civile perché mi sembra che questo sia parte del nostro ruolo, soprattutto in una terra complicata come la nostra in cui il cittadino deve essere informato dei suoi diritti, che spesso scambia per favori degli altri e poi deve avere l’opportunità di esercitare. Da questo punto di vista penso che molte cose siano cambiate. Abbiamo lavorato a contatto con le scuole, a contatto con le associazioni di volontariato, a contatto con la gente e credo che questi anni siano serviti anche a questo. C’è ancora molto da fare, c’è da proseguire su una strada che però tutti insieme abbiamo aperto».
Gerardis si è poi soffermato sul ruolo ricoperto, affermando di essere convinto che «ognuno di noi è soltanto una piccola rotella di un ingranaggio immenso. È importante che ognuno di noi abbia l’umiltà del ruolo e la consapevolezza di essere uno dei tanti, la consapevolezza della necessità di una squadra, non soltanto all’interno della magistratura ma della società, tutta la società: ognuno faccia la propria parte. Io penso che ognuno debba sempre cercare di fare del proprio meglio».
E poi un pensiero commosso alla moglie, il giudice Lilia Gaeta, scomparsa a novembre: «Lei ha rappresentato per me un modello assoluto di magistrato. Ha presieduto processi di criminalità organizzata di grandissima rilevanza e ha svolto il proprio ruolo con grande umiltà e nel silenzio assoluto». (redazione@corrierecal.it)
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