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Aggressione ai sanitari, Alecci: «L’allarme sociale cresce anche in Calabria»

Il consigliere regionale ha presentato una proposta di legge: «Tutelare in ogni medici, infermieri e operatori sociosanitari»

Pubblicato il: 14/12/2022 – 20:16
Aggressione ai sanitari, Alecci: «L’allarme sociale cresce anche in Calabria»

REGGIO CALABRIA «Tutelare in ogni modo chi svolge una professione importante come quella dei medici e del personale sanitario e socio-sanitario. È questo l’obiettivo di una proposta di legge che ho depositato il 7 dicembre scorso il Consiglio regionale al fine di contrastare gli episodi di violenza sempre più frequenti nei confronti degli operatori sanitari durante lo svolgimento delle loro funzioni». È quanto afferma, in una nota, il consigliere regionale Ernesto Alecci.
«Se il caso del medico di San Donato Milanese aggredito ieri a colpi di machete nel parcheggio dell’ospedale, a quanto risulta, sia da attribuire ad una questione legata ad un tamponamento – aggiunge Alecci – in tutta Italia, e anche nella nostra regione, medici e infermieri negli ultimi tempi sono stati fatti oggetto di gravi casi di violenza anche all’interno dei nosocomi. In alcuni casi, infatti, dalle lamentele e dalle minacce da parte dei pazienti e dei parenti di questi ultimi si è passati ad aggressioni anche gravi, soprattutto all’interno dei Pronto soccorso. È evidente come l’allarme sociale per le frequenti aggressioni al personale sanitario delle strutture calabresi sia notevolmente aumentato negli ultimi tempi. E le condizioni di lavoro nei nostri ospedali non fanno certo presagire nulla di buono per il futuro».
«Per questo motivo ho depositato la proposta di legge – sostiene ancora il consigliere regionale – che si propone di garantire al Sistema sanitario regionale condizioni di lavoro più sicure e, quindi, più serene a beneficio del personale così come dei pazienti. Tra le altre cose, la legge prevede la possibilità di sottoscrivere protocolli d’intesa con gli Uffici territoriali del Governo e con le forze di Polizia all’interno dei territori a più elevato rischio di violenza. Si tratta di un atto dovuto nei confronti di seri professionisti che svolgono con sacrificio e dedizione un’attività fondamentale per il benessere delle nostre comunità, la cui importanza è stata messa ancora di più in evidenza nel recente periodo della pandemia. E’ un paradosso che chi la mattina si alza e va al lavoro per salvare la vita delle persone si trovi a rischiare la propria a causa di inaccettabili forme di violenza».

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