CORIGLIANO ROSSANO Circa due anni fa il mondo dell’associazionismo, compresi esponenti della portata di Tonino Caracciolo e Gennaro Mercogliano, rivolsero un appello all’allora compianta presidente della Regione, Jole Santelli, per il rilancio dell’Istituto Regionale per le Antichità Calabresi Classiche e Bizantine.
Una storia gloriosa, non fosse altro che per aver messo insieme, erano gli anni 1989 e 1998, Peppino Accroglianò, consigliere regionale dell’allora Dc e Luigi Tarsitano, collega del primo ma esponente del Pci.
I due riuscirono a fare approvare in consiglio regionale due leggi, quindi a dare vita all’Istituto ubicato a Rossano. Del consiglio direttivo dovevano far parte quattro docenti universitari di specchiata professionalità – ricordiamo tra questi il compianto Filippo Bulgarella, Giovanna De Sensi Sestito, Renato Peroni e Giorgio Leone – ed i rappresentanti del comune di Rossano e della Regione.
La missione di questo Istituto finanziato con un contribuito annuo, poi cancellato, era ed è quella di promuovere su basi scientifiche la conoscenza storica della civiltà calabrese dall’età pre-colonale al Medioevo.
Rossano, già sede di Stratega, venne scelta per la presenza delle notevoli testimonianze bizantine e insieme ad una nutritissima e qualificata attività seminariale e convegnistica, venne realizzata una biblioteca specializzata che faceva e fa gola a studenti, ricercatori e uomini del mondo universitario.
Saltando a pie pari le vicende negative legate al graduale abbandono da parte della Regione ed al disinteresse della politica nostrana, l’unico a tirare la carretta fino alla sua prematura scomparsa, fu l’ultimo commissario, il prof. Filippo Bulgarella, uno dei più illustri bizantinisti all’epoca viventi, innamorato di questa creatura che frequentava raggiungendo Rossano a sue spese e contattando quasi quotidianamente il sindaco pro tempore, piuttosto che il presidente della Regione e l’assessore regionale alla Cultura.
L’Iraceb è un tesoro custodito a Palazzo Martucci – tra le residenze nobiliari più importanti a Rossano Alta – racchiuso in una magnifica cornice e corredato da scaffalature di pregio e da qualche migliaio di volumi assolutamente importanti ed in qualche caso, oggi, introvabili.
L’allora commissario prefettizio Lombardi, successore del sindaco Antoniotti, dopo la “caduta” (2015), si era convinto, in un primo momento, di trasferire armi e bagagli a Palazzo San Bernardino, un altro edificio già sede di tribunale e municipio, di proprietà comunale, di fronte a Palazzo Martucci. Successivamente Lombardi ritornò sui suoi passi e si interruppe un percorso virtuoso che avrebbe potuto offrire fruibilità all’Iraceb.
In questo momento la situazione è grottesca. La Regione ha confermato al Comune la titolarità dell’Istituto, anche se non ha mai voluto corrispondere agli eredi Martucci le annualità di affitto arretrato, peraltro oggetto di una sentenza favorevole. Gli arretrati, quindi, rappresenterebbero l’elemento risolutore per riaprire l’Istituto, per trasferirlo in altro sito idoneo, ovvero proseguirne la vita laddove si trova adesso, nel centro storico di Rossano.
E qui l’arcano. Per riaprire l’Istituto servirebbero qualche centinaio di migliaia di euro, sicuramente spendibili, per una causa non censurabile. Una spesa che varrebbe cento cantanti, mille balletti e trecento luminarie. Tutto questo se il Comune di Corigliano Rossano decidesse di investire nella cultura, quella vera e non da passerelle radical chic, se l’attuale assessore alla Cultura, Alessia Alboresi, riuscisse a “restaurare” e incarnare spirito e significato di un Istituto che potrebbe diventare, come stava facendo il prof. Bulgarella, il fulcro della bizantinità per tesi di laurea, quindi da parte di giovani, di ricercatori e di studiosi.
Ed invece l’Iraceb è fermo. A distanza di due anni dalla sortita energica della associazioni cittadine, l’Istituto è ricaduta nella polvere, nell’oblio e nel silenzio pesante di un’istituzione culturale abbandonata improvvisamente.
A Corigliano Rossano esiste una fucina culturale, un patrimonio che è del mondo intero a cui va restituito, vogliano o no gli assessori alla Cultura pro tempore. (l.latella@corrierecal.it)
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