CATANZARO Avrà inizio il prossimo 16 marzo il processo nato dall’inchiesta denominata “Gettonopoli” nel quale sono imputati ex consiglieri comunali e consiglieri rieletti del Comune di Catanzaro, oltre a quattro imprenditori. Tra i politici che il gup Gabriella Pede ha rinviato a giudizio c’è anche l’ex consigliere comunale del capoluogo, e attuale presidente del consiglio regionale, Filippo Mancuso.
Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di falsità ideologica e truffa.
Secondo l’accusa i presidenti e vicepresidenti delle commissioni consiliari permanenti del Comune di Catanzaro avrebbero attestato falsamente, nei verbali di riunione delle commissioni, lo svolgimento di numerose sedute, con la partecipazione propria e di altri consiglieri, laddove, invece, gli indagati non vi partecipavano affatto o vi prendevano parte solo in modo temporaneo e intermittente. Secondo l’accusa, grazie alle false verbalizzazioni, tutti gli imputati inducevano in errore il Comune di Catanzaro (da qui la contestazione della truffa) procurandosi l’ingiusto profitto del versamento, in loro favore, da parte dell’ente, dei cosiddetti “gettoni di presenza” per la loro partecipazione alle riunioni. Un danno complessivo calcolato per in 21.796 euro con riferimento ai mesi di novembre e dicembre 2018.
Il processo nasce dalla riunione di due tronconi: uno con le posizioni degli imputati per i quali era stato chiesto il rinvio a giudizio da parte dell’accusa e un altro per il quale il pm aveva chiesto l’archiviazione.
Un’archiviazione rigettata dal gip ritenendo quest’ultimo che il profitto acquisito dai consiglieri costituisce, anche se per poche centinaia di euro, «un danno economicamente apprezzabile per l’amministrazione pubblica».
Fanno parte di questo troncone: Filippo Mancuso, Agazio Praticò, Antonio Mirarchi, Fabio Celia, Antonio Angotti, Manuela Costanzo, Francesca Carlotta Celi, Lorenzo Costa, Roberta Gallo, Francesco Gironda, Luigi Levato, Rosario Mancuso, Giuseppe Pisano, Cristina Rotundo, Giulia Procopi, Fabio Talarico, Antonio Ursino, Enrico Consolante.
I due tronconi sono stati riuniti e gli imputati devono rispondere, a vario titolo, anche di truffa aggravata, uso di atto falso, falsità ideologica e falsità materiale. Si tratta di Andrea Amendola, Tommaso Brutto, Enrico Consolante, Sergio Costanzo, Giovanni Merante, Libero Notarangelo, Antonio Trifiletti e degli amministratori di imprese indagati in concorso: Antonio Amendola, Carmelo Coluccio, Salvatore Larosa, Musielak Elzibieta, Sabrina Scarfone.
L’accusa da un lato contempla la partecipazione fittizia di alcuni consiglieri che – a differenza di quanto attestato – non si sarebbero mai presentati ai lavori delle commissioni o vi hanno partecipato in maniera discontinua. Dall’altro lato vi sono le assunzioni fittizie concordate tra i consiglieri e alcune aziende, effettuate al solo scopo di conseguire i rimborsi a copertura delle assenze (per ragioni istituzionali) dei finti dipendenti. Assenze anche queste fittizie perché i consiglieri avrebbero dovuto partecipare a commissioni consiliari alle quali non si sono mai presentati o vi hanno partecipato in maniera discontinua, a differenza di quanto verbalizzato dai presidenti di commissione.
Nel collegio difensivo gli avvocati Enzo Ioppoli, Enzo De Caro, Francesco Iacopino, Antonio Lomonaco, Eugenio Perrone, Amedeo Bianco, Helenio Cartaginese, Daniela Gullì, Flavio Pirrò, Rosario Montesanti, Giuseppe Pitaro, Maurizio Belmonte, Michele De Cillis. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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