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La maestosità del «castello più importante del sud Italia». A Corigliano le celebrazioni per i 20 anni dal restauro (durati 20 anni)

Al convegno in remoto anche Vittorio Sgarbi. Smeriglio: «Con Mario Candido consideravamo il restauro come un figlio»

Pubblicato il: 16/12/2022 – 7:06
di Luca Latella
La maestosità del «castello più importante del sud Italia». A Corigliano le celebrazioni per i 20 anni dal restauro (durati 20 anni)

CORIGLIANO ROSSANO «Il castello più importante del meridione d’Italia». Così il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha definito il castello ducale di Corigliano, nel corso di un convegno sul tema “Il museo castello ducale oggi. Dal restauro alla valorizzazione 2002-2022”.
Un evento incastonato nell’ambito dei festeggiamenti per i vent’anni dal restauro dell’antico maniero coriglianese di origine normanna.
Sgarbi, collegato in remoto, ha sottolineato l’importanza del castello, «tra i più belli e meglio conservati del Paese», proprio grazie a quei lavori di restauro che lo hanno risollevato dal degrado e restituito in tutta la sua bellezza al mondo intero. Nel corso del suo intervento, Sgarbi ha anche celebrato la grandezza culturale e architettonica di Corigliano Rossano.
«Il collegamento tra le due città, il Codex Purpureus Rossanensis, i palazzi nobiliari di Rossano ed il castello di Corigliano, aumentano l’attrazione della città. Rossano per me è tappa obbligatoria, è luogo di grande civiltà e grande cultura. Oggi la fusione aumenta la forza e la proposta delle due città e questo, nel contesto delle celebrazioni per l’importanza del castello, è un ulteriore motivo di festa», ha detto il sottosegretario.
Un lavoro durissimo ma dal grande fascino, quello a cui sono stato chiamati prima nel 1980 e poi nel 1983 i tecnici, gli architetti Mario Candido e Leonardo Scarcella, e l’ingegnere Giuseppe Smeriglio, incaricati della redazione di un progetto generale di consolidamento finanziato dalla comunità europea. E così, dopo vent’anni, il 15 dicembre 2002 il castello viene riconsegnato alla comunità sotto la consiliatura del sindaco Giovan Battista Genova.
Al convegno erano presenti i due tecnici, Scarcella e Smeriglio che da vicino avevano assistito Candido, compianto e stimatissimo professionista coriglianese, scomparso nel 2014.

Smeriglio: «Grande passione nel restauro che consideriamo come un figlio»

«La collaborazione con l’architetto Candido è alla base di tutto. Sono arrivato qui nel 1983 – ha raccontato al Corriere della Calabria Giuseppe Smeriglio – ed abbiamo concluso i lavori vent’anni dopo. Per me è stato molto più impegnativo e difficile entrare nella logica e nel valore di quest’opera, mentre Mario Candido, conosceva il castello sin da ragazzo e nei minimi particolari. Quello che è rimasto indelebilmente impresso nella mia memoria è lo stato in cui lo abbiamo trovato. Ricordo che il meraviglioso salone degli specchi era un dormitorio dell’asilo delle suore ed in alcuni angoli erano posizionate delle bacinelle per raccogliere l’acqua piovana che penetrava dal tetto. Ricordo anche che nella sala da pranzo, ancora, sotto i dipinti, le suore cucinavano».

Giuseppe Smeriglio

«I lavori sono costati impegno, sacrificio, soddisfazioni, amarezze, preoccupazione. È accaduto di tutto – ha narrato ancora l’ingegnere – scontri con le imprese, e la paura che l’opera si bloccasse come era facile in quegli anni. Tutte le amministrazioni che si sono succedute, però, ci sono state vicine. Abbiamo iniziato i lavori sotto la consuliatura Meligeni, quindi quelle di Esposito, Giovanni e Franco Pistoia e concluso con Genova».
«È definito il castello delle favole. Le scelte – ha spiegato Smeriglio – sono sempre opinabili ma basta legger quello che ha scritto il critico d’arte Vittorio Sgarbi, oggi sottosegretario alla cultura, nel suo libro “L’Italia delle meraviglie”, in cui dedica due pagine al castello di Corigliano e ne fa una descrizione idilliaca».
«Il nostro gruppo di lavoro era composto da quattro persone, Candido, Scarcella, io ed eravamo coordinati dall’ingegnere Luzzi che era un funzionario del comune di Corigliano, purtroppo scomparso anche lui da quindi anni. A Luzzi era stato affidato il ruolo di coordinatore, trait d’union tra struttura tecnica esterna e comune. Passeggiando in questi luoghi con Mario Candido, scherzavamo ma non troppo quando definivamo il restauro del castello come una nostra creatura, come un figlio. Sembra esagerato – ha concluso l’ingegnere Smeriglio – ma rende l’idea della passione che abbiamo riversato su questi lavori». (l.latella@corrierecal.it)

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