LAMEZIA TERME «Per distinguere l’influenza dal Covid abbiamo solo una possibilità: l’esecuzione di un tampone». Come individuare e affrontare l’insorgere di influenza o Covid, quali sono le raccomandazioni sull’assunzione di farmaci e sui comportamenti da seguire con la stagione influenzale alle porte. Sono tanti gli argomenti affrontati nel corso dell’ultima puntata di “Salute e Sanità”, il format de L’altro Corriere Tv, andato in onda ieri sera. Ospite di Soave Pansa la dottoressa Sonia Greco, infettivologa e dirigente medico dell’Unità operativa complessa del Reparto di malattie infettive dell’Asp di Cosenza.
«Ci dobbiamo aspettare probabilmente un numero maggiore di casi di influenza perché negli ultimi due anni, a causa del Covid, l’influenza è stata decisamente inferiore rispetto agli anni passati», ha detto la specialista. A determinarne una riduzione di casi, appunto, «l’isolamento e l’utilizzo delle mascherine». «L’influenza – ha spiegato Greco – è una patologia infettiva respiratoria che si trasmette tramite saliva e starnuti». Febbre, tosse, congiuntivite, vomito e diarrea: i sintomi a cui dover prestare attenzione. «Nel soggetto adulto – ha spiegato la specialista – sintomi come vomito e diarrea sono meno frequenti, mentre nei piccoli pazienti si presenta con una sintomatologia gastroenterica. Almeno tre sintomi in contemporanea pongono l’ipotesi che si possa trattare di influenza: febbre alta, tosse e congiuntivite o un sintomo come vomito e diarrea», ha detto la dottoressa Greco, che ha spiegato: «Per distinguerla dal Covid abbiamo solo una possibilità: l’esecuzione di un tampone». «La trattazione di un soggetto non con patologie che determinano una depressione del sistema immunitario, in buona salute, può essere trattata tranquillamente a domicilio, con l’ausilio del medico di base». Consigliato l’utilizzo di paracetamolo, antinfiammatori e sedativi della tosse. «In queste patologie virali – ha detto Greco – è sconsigliato l’utilizzo in prima battuta dell’antibiotico perché è un virus e non ne ha necessità. Andremmo solo a complicare il quadro sintomatologico perché l’automedicazione determina una alterazione del sintomo, e all’infettivologo può complicare una diagnosi. Anche l’assunzione di cortisone è sconsigliata. Questo determina un abbassamento delle difese immunitarie. I rischi sono somministrare un farmaco che non è necessario e acquisire delle resistenze agli antibiotici. E l’utilizzo di cortisone va ad aggravare un quadro polmonare perché il virus può dare una forma di polmonite interstiziale che può essere trattato con il cortisone, ma non in prima battuta, può essere utilizzato quando c’è l’insufficienza respiratoria».
Focus poi sull’importanza della vaccinazione. «I pazienti fragili – ha detto la specialista – devono essere vaccinati in tempo debito. Questi pazienti devono essere vaccinati in modo tale da poter evitare l’infezione e nel momento in cui si contagiano avere una patologia con pochi sintomi». La vaccinazione è fondamentale, poi, per «ridurre l’ospedalizzazione, l’affollamento dei pronto soccorso e il rischio per il paziente. L’influenza in un quadro complicato può essere una patologia grave che può determinare addirittura la necessità di un supporto respiratorio invasivo nel paziente». Anche per quanto riguarda il Covid «la vaccinazione rimane sempre l’arma migliore che ci ha consentito di ridurre il numero dei morti. Per cui – ha rimarcato Greco – è necessario che i pazienti fragili continuino a vaccinarsi. Abbiamo a disposizione un vaccino efficace, con pochi, se non nulli effetti collaterali, che ci protegge da un’infezione grave. Quando ci vacciniamo proteggiamo noi stessi e chi ci sta intorno».
Dirigente medico dell’Unità operativa complessa del Reparto di malattie infettive dell’Annunziata, Greco ha poi spiegato che «è un reparto di 17 posti letto e da marzo 2020 noi ricoveriamo prevalentemente Covid. Abbiamo avuto una sola finestra libera da Covid a giugno 2020, quando dimettemmo l’ultimo paziente Covid con un’estate relativamente tranquilla. Ma abbiamo ricominciato a fine agosto di quell’anno e non abbiamo più smesso di ricoverare». Il Covid, ha detto, «è un virus che muta continuamente perché deve sopravvivere, ha imparato a modificarsi per non essere distrutto. Negli ultimi tre mesi abbiamo ricominciato a vedere le polmoniti e le insufficienze respiratorie». Parlando poi del periodo in cui è stato necessario trascorrere lunghi periodi di quarantena, nella prima fase del Covid, Greco ha detto: «È stato necessario fermarsi quando non avevamo strumenti e farmaci, quando abbiamo ricoverato i primi pazienti e nessuno nella comunità scientifica aveva un’arma efficace. Abbiamo vissuto momenti di “impotenza”. Da infettivologo dico che è stato un momento pesante, ma lavorativamente e intellettualmente stimolante. L’infettivologo si occupa di infezioni che siano virus o batteri. Il Covid ha spiazzato tutte le nostre certezze. Eravamo lì a strappare i pazienti dalla morte. I primi mesi sono stati terribili, poi attraverso gli studi abbiamo avuto la possibilità di utilizzare strumenti come antivirali e anticorpi monoclonali».
Parlando della terapia con gli anticorpi monoclonali in uso all’Annunziata di Cosenza, Greco ha assicurato: «La stiamo utilizzando con ottimi esiti. È una terapia da fare nelle fasi precocissime dell’infezione in categorie ben precise di pazienti, quelli che potrebbero avere un decorso grave: gli anziani, i cardiopatici, gli immunodepressi, i trapiantati di organi, gli oncoematologici. È una terapia semplice, che nei mesi è cambiata. Una sola somministrazione e mettiamo in sicurezza il paziente».
Rispondendo alle domande di Soave Panza la specialista ha detto: «Il Covid ha determinato una recrudescenza e un aggravamento delle infezioni nosocomiali, soprattutto di quelli che noi definiamo multidrug resistenti, cioè di quelle infezioni dove i batteri sono diventati resistenti alla quasi totalità degli antibiotici a nostra disposizione. Quando ci autosomministriamo gli antibiotici possiamo creare delle resistenze. Questo tipo di infezioni sono il nuovo problema della sanità, perché sono pazienti che non solo hanno bisogno di trattamenti costosi, ma con farmaci che devono essere utilizzati in maniera precisa e adeguata nelle situazioni ben definite. L’organizzazione mondiale della sanità ha già dato delle direttive ben precise che cerchiamo di seguire anche nel nostro ospedale naturalmente».
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