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La stagione congressuale

Pd, (quasi) tutti i big calabresi accolgono Bonaccini. Il candidato segretario: «Ora nuovi dirigenti, e basta con i paracadutati» – VIDEO E FOTO

Il governatore emiliano apre le danze congressuali: voglio un partito più popolare e meno romanocentrico. In platea i “colonnelli” dem, da Irto all’intero gruppo alla Regione e la Bruni. «Sull’auto…

Pubblicato il: 18/12/2022 – 11:53
Pd, (quasi) tutti i big calabresi accolgono Bonaccini. Il candidato segretario: «Ora nuovi dirigenti, e basta con i paracadutati» – VIDEO E FOTO

LAMEZIA TERME «Oggi siamo qui in Calabria, ho fatto due puntate al Nord ma è giusto perché la questione meridionale dev’essere una questione nazionale, non solo legata al Sud». Così il presidente della regione Emila Romagna, Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd, a Lamezia Terme per incontrare i dem calabresi in vista del congresso nazionale del Pd. «Ho fatto quasi sei anni il presidente della Conferenza delle Regioni e – ha aggiunto Bonaccini – conosco bene questa parte del Paese che merita però di essere accompagnata non in termini assistenzialisti, ma con politiche per sviluppo e industriali che garantiscano qualità nei servizi, lavoro. Io sono molto curioso anche di ascoltare, perché serve molto questo, è soprattutto dire agli amministratori locali, a chi sta nei territori, che serve un Pd che sia molto più attento ai territori, un partito visto troppo romanocentrico. Vale anche in questa terra perché alle elezioni politiche o europee non ce la fa a prevalere ma poi nei Comuni e nei territori riesce anche a vincere quando il vento sembrerebbe contrario. E noi dobbiamo togliere dalla panchina e mettere in campo tanti bravissimi amministratori, dirigenti che meritano di avere anche una ribalta nazionale. Voglio un partito più popolare, che stia di più in mezzo alle persone, come ho sempre fatto io».

Il nodo delle correnti

Il presidente della regione Emila Romagna, Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd

Secondo Bonaccini «il problema non è spazzare via le correnti, in sé non sono un male. Il problema è come si sono strutturate, cioè da elemento di contributo di pensiero a elementi di divisione. Un grande partito se deve essere tale dev’essere plurale, il Pd è nato per questo, filoni riformisti e progressisti con valori comuni che si mettono insieme. Ma io vorrei che ci si dividesse, in senso buono, per discutere su posizioni anche diverse su singoli temi come lavoro, ambiente, sanità, scuola, autonomia differenziata ma non perché io appartengo a quella corrente o a quell’altra perché alla fine diventano elementi di divisione, come sono diventate, oppure elementi che non portano avanti i più meritevoli ma spesso quello fedele di turno che dicendo sì al capocorrente prende un premio».
«Noi qui abbiamo bisogno di mescolare davvero, perché altrimenti – ha aggiunto il candidato alla segreteria del Pd – diamo un’immagine di noi stesi che non è nemmeno giusta. Perché poi in realtà questo è un partito che è in difficoltà ma che pure nelle urne, che è quello che conta, è risultato il secondo nel Paese e il primo nelle opposizioni. In Europa non sono tantissimi i partiti che hanno circa il 20%, solo che ci autorappresentiamo molto peggio di come siamo. Bisogna fare un nuovo gruppo dirigente comunque adesso, è inutile che ci giriamo intorno, non perché dobbiamo colpire qualcuno, ci mancherebbe, ma perché dopo l’ennesima sconfitta ci vuole una nuova classe dirigente e tra l’altro in giro per l’Italia ce l’abbiamo di gente che vince nella gran parte dei Comuni».

«Basta con i paracadutati»

I consiglieri regionali Bruni e Mammoliti a Lamezia

Bonaccini si è soffermato anche sul tema della legge elettorale: «Fai fatica a dire che è colpa di altri, però nella vita come in politica si possono fare degli errori, non è mica un crimine, l’importante è riconoscerlo. Io lo dico e lo dirò anche stamattina: se la legge elettorale si riuscirà a cambiare tanto meglio, io non ho dubbi che il Pd in Parlamento cercherà di cambiarla, il problema è che i numeri sono quelli che sono, o il centrodestra è d’accordo ed è disponibile oppure non si fa, se si farà tanto meglio».
«Se non si riuscirà a cambiarla se divento segretario – ha sostenuto Bonaccini – garantisco che la prossima volta alle elezioni politiche noi almeno faremo le primarie, per far scegliere la gran parte dei parlamentari nel territorio, così si prendono anche responsabilità, altrimenti come questa volta vengono paracadutati di qua e di là, decisi da Roma, dove anche quelli meritevoli rischia di apparire un marziano perché non rappresenta quella terra dove viene portato. L’altra cosa: non succederà mai più che un gruppo dirigente che non vede io propri leader candidati nei collegi per prendere voti, se se un leader devi prendere i voti».

I big calabresi in platea

Il consigliere regionale Alecci con il segretario del Pd Calabria Nicola Irto

In platea la stragrande maggioranza dei big del partito calabrese, tra questi il segretario regionale Nicola Irto, senatore, la presidente regionale Giusi Iemma, i consiglieri regionali Mimmo Bevacqua, Ernesto Alecci, Franco Iaccucci Raffaele Mammoliti, Giovanni Muraca, il sindaco sospeso di Reggio Giuseppe Falcomatà, i segretari di quattro federazioni provinciali su cinque. In prima fila anche Amalia Bruni.

«Sull’autonomia differenziata ho ricevuto i complimenti di Occhiuto»

Al centro dell’attenzione anche il tema dell’autonomia differenziata. Bonaccini ha specificato: «il Pd nazionale, grazie al lavoro che abbiamo fatto nelle scorse settimane, è uscito 20 giorni fa con una proposta unitaria, a nome anche di tutti i presidenti di Regione di centrosinistra, me compreso ma soprattutto compresi due presidenti del Sud autorevoli come Emiliano e De Luca. In Conferenza delle Regioni abbiamo chiesto, ho chiesto al ministro Calderoli di ritirare quella bozza, legittimo presentarla ma non era stata condivisa. E mi ricordo che alla fine del mio intervento è venuto a farmi i complimenti anche il presidente Occhiuto, che non mi pare un presidente del Nord né espressione del centrosinistra».
«L’autonomia differenziata – ha aggiunto il governatore dell’Emilia Romagna – si può fare, come prevede la Costituzione, solo a certe condizioni. La prima è che non spacchi il Paese, e per non spaccare il Paese intanto bisogna togliere dal campo questa discussione sui residui fiscali che richiama più la secessione che l’autonomia differenziata, dunque non se ne parli più. La proposta che io ho presentato alcuni fa nella mia Regione prevedeva nessun euro in più per le Regioni del Nord, anzi io dissi ‘dateme uno in meno’ perché per noi l’autonomia differenziata aveva due obiettivi: il primo non erano le risorse ma la programmazione degli interventi e degli investimenti, in un Paese in cui non si riesce a programmare perché non si ha certezza delle risorse che arriveranno da un anno all’altro, il secondo è la semplificazione».
Secondo Bonaccini «l’altra cosa che va eliminata è il tema di materie divisive come la scuola e la sanità. Ma voi lo vedete un Paese che ha venti pubbliche istruzioni o venti scuole diverse? A me non interessa che un insegnante sia nato a Bolzano, Bologna, Roma, Palermo o Cosenza, a me interessa che sappia fare bene il proprio mestiere. Così come bisogna garantire i livelli essenziali di prestazioni. Questo è il quinto governo con cui discutiamo di queste cose, non è roba di ieri mattina. Io con tre governi diversi ho detto le stesse cose che sto dicendo adesso, e cioè il fatto che i livelli essenziali di prestazioni andrebbero fissati prima, affinché le Regioni sappiano cosa spetta loro, che chiedano o non chiedano l’autonomia, cosa mai stata fatta in questo Paese».
«E soprattutto – ha proseguito il presidente della Regione Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd – che venga portata in Parlamento la discussione. L’abbiamo detto a Calderoli: serve una legge quadro discussa in Parlamento, anche perché forse qualche mio collega non l’ha capito che se anche ti metti d’accordo come Regione e con il governo per avere l’autonomia differenziata la legge dice che poi dev’essere approvata nei due rami del Parlamento con la maggioranza qualificata. E questo significa che te la devono votare la gran parte dei parlamentari che non sono eletti della Regione che chiede l’autonomia. Quindi c’è anche una banale convenienza per chi la volesse chiedere».
«Però stiamo facendo un lavoro insieme: se accetteranno queste condizioni bene, se ne discuterà, altrimenti – ha concluso Bonaccini – non ce la faranno a concederla perché anche le Regioni del centrodestra dalla Toscana in giù non sarebbero d’accordo».

«Al Sud serve un progetto di sviluppo fatto di lavoro, investimenti, servizi»

Su twitter poi Bonaccini ha indicato «le sollecitazioni» che ha raccolto dalla platea di Lamezia Terme: «Creare le condizioni perché ragazzi e ragazze del Sud possano costruirsi una vita senza dover andarsene altrove credo che sia il più grande progetto nazionale che un partito di sinistra debba darsi. Al Sud serve un progetto di sviluppo fatto di lavoro, investimenti, servizi. Investire al sud deve essere più conveniente. Occorre rendere strutturale il taglio del 30% dei contributi per assunzioni a tempo indeterminato e dimezzare le imposte alle imprese che investono. E – ha aggiunto il candidato alla segreteria del Pd nazionale – una rivoluzione amministrativa: “burocrazia zero” che riduca tempi oneri per imprese che aprono o ampliano un’attività, Zone economiche semplificate con fiscalità di vantaggio, piano di assunzioni di giovani nella Pa con competenze digitali e ambientali oggi necessarie». (c. a.)

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