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Le estorsioni a Manhattan e i soldi riciclati negli Usa. «Arrivavano nei sacchi da Paraguay e Uruguay»

Le inchieste parallele di Dda e Fbi. Le parole del pentito Oliverio e la riunione sull’emissario delle ‘ndrine. «Se n’è andato là per fare soldi»

Pubblicato il: 19/12/2022 – 12:14
di Pablo Petrasso
Le estorsioni a Manhattan e i soldi riciclati negli Usa. «Arrivavano nei sacchi da Paraguay e Uruguay»

CROTONE La Dda di Catanzaro aveva necessità di agire in fretta. Esce da questa considerazione l’esecuzione del decreto di fermo, firmato dal procuratore capo Nicola Gratteri e dai pm Paolo Sirleo e Domenico Guarascio, che ha portato in carcere 18 persone considerate appartenenti al clan Comito-Corigliano di Rocca di Neto. Il rischio di fughe di notizie era già stato segnalato in una recente informativa della Polizia.

L’inchiesta parallela dell’Fbi e le indagini sulle estorsioni a Manhattan

E poi c’è l’attività investigativa avviata in parallelo negli Stati Uniti, «la cui discovery – evidenziano i magistrati antimafia – darà conto della esistenza» dell’indagine sulla ‘ndrina crotonese, «posto che questo Ufficio chiedeva al pm di New York informazioni su infiltrazioni della criminalità organizzata rocchitana nella città dello stato di New York». Nel quadro delle rogatorie, nelle quali la Dda ha chiesto l’assistenza giudiziale del Dipartimento di giustizia Usa, le autorità statunitensi hanno comunicato «l’imminenza di perquisizioni da effettuare nel territorio di New York in cui si darà atto della esistenza di questo fascicolo». Tempi strettissimi, dunque. Una comunicazione dello Sco della Polizia di Stato del 21 novembre dà conto di una annotazione dell’Fbi nella quale si anticipa l’effettuazione delle perquisizioni. La nota ufficiale diffusa dagli inquirenti racconta l’esistenza di un’indagine iniziata nel marzo 2020 su input dei federali statunitensi su una serie di presunte estorsioni commesse nell’area di Manhattan. Questi approfondimenti, svolti dai poliziotti del Servizio centrale operativo e delle Squadre mobili di Crotone e Catanzaro confermerebbero la capacita di proiezione del “locale” di Belvedere Spinello negli Stati Uniti d’America.

Il pentito: «Un uomo negli Usa ricicla da anni per le ‘ndrine»

Sono (anche) le parole di un pentito e i dialoghi captati in una recente riunione tra esponenti del clan a ribadire l’esistenza di questo legame. Il collaboratore di giustizia è Francesco Olivero, già capo del “locale” di Belvedere Spinello. Pentito dal 2012, Oliverio – nelle dichiarazioni rese lo scorso 17 agosto – conferma «di avere parlato (…) di rapporti tra soggetti di Rocca di Neto e soggetti dimoranti a New York». Il pentito parla, in particolare, di una persona non indagata in questo procedimento «che aveva negli anni effettuato attività di riciclaggio. Non so riferire di preciso – spiega – come avvenisse il meccanismo, ma so per certo che proventi di attività delittuose furono impiegati in quel territorio».

«Ha aperto supermercati negli Usa. I soldi in sacchi neri da Paraguay e Uruguay»

Dello stesso uomo si discute in una riunione del 29 gennaio 2022 a casa di Pietro Corigliano, uno degli arrestati nell’operazione di oggi. Uno dei convenuti esalta la figura di A. I. che, «a suo dire, avrebbe conseguito ingenti profitti negli Stati Uniti d’America, grazie al reimpiego di capitali trasferiti dall’Italia, illecitamente, verso quello Stato. Ne esaltava la sua capacità imprenditoriali, a differenza di quanto mostrato dai suoi congiunti rimasti in Calabria».
Corigliano, «ben addentro alle dinamiche criminose del territorio ove gravitava, sottolineava come» quel personaggio «si fosse trasferito negli Usa per ragioni di sicurezza». «Ha capito che doveva andare via… per fare i soldi là! Se no qua… se lo pulivano», è la sua interpretazione. Poi un passaggio sulle «modalità con le quali il denaro era stato trasferito negli Usa». «Però è uno capace», dicono i partecipanti alla riunione, «è arrivato là ed ha aperto supermercati… (…) dice che quando erano là… i soldi arrivavano nei sacchetti neri dal Paraguay, dall’Uruguay». (p.petrasso@corrierecal.it)

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