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L’estorsione alla clinica privata con la scusa della consegna dei «cornetti»

Duemila euro al mese doveva pagare una casa di cura di Rocca di Neto. La convocazione in Questura dei dipendenti “omertosi”. Le estorsioni col boss Mico Megna e il danneggiamento al distributore di…

Pubblicato il: 19/12/2022 – 17:55
di Alessia Truzzolillo
L’estorsione alla clinica privata con la scusa della consegna dei «cornetti»

CROTONE Chiedevano forniture di «cornetti». Un linguaggio in codice che i dipendenti di una clinica di Rocca di Neto usavano per informare gli appartenenti alla cosca Corigliano-Comito che i contanti erano pronti e potevano essere ritirati. Un’estorsione da circa 2000 euro al mese quella che viene contestata dalla Dda di Catanzaro agli indagati Pietro Corigliano, Martino Corigliano, Patrizia Cindari, Luigi Corigliano classe ’95, Luigi Corigliano classe ’96, Umberto Comito, Pietro Marangolo e Pantaleone Marino. I primi indizi di questa estorsione vengono raccolti dagli investigatori della Polizia a dicembre 2020, quando Martino e Luigi Corigliano parlano di un contatto avuto con un dipendente della clinica che aveva chiesto 10 cornetti e 10 caffè. Martino Corigliano avverte la moglie Patrizia Cundari che la consegna dei cornetti deve essere effettuata dal figlio Luigi.
Un mese dopo, una dipendente chiama Martino Corigliano (titolare di un bar) e ordina un vassoio di cornetti per festeggiare il nuovo anno.
Stessa richiesta avviene l’8 febbraio 2021 successivo.
Il linguaggio diventa più palese in un conversazione intercettata il 3 marzo 2021 quando Pietro Marangolo va da Salvatore Comito e i due parlano dei pagamenti della clinica e Comito dice che uno dei dipendenti «avrebbe consegnato di lì a breve la somma in favore dell’organizzazione». «Ovviamente inutile dire che nella conversazione ambientale non si faceva più riferimento a cornetti da consegnare», è scritto nel decreto di fermo vergato dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dai sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo. 
Secondo l’accusa le consegne dei cornetti, e il ritiro del denaro, venivano effettuate dal figlio della coppia, Luigi Corigliano, classe ’96 e dal cugino Luigi Corigliano, classe ’95, «in modo da dissimulare la ricezione della tangente». La somma veniva consegnata a Pietro Marangolo «che provvedeva a ripartirla a Pietro Corigliano, Martino Corigliano, Umberto Comito, Pantaleone Marino (tutti consapevoli delle modalità di monetizzazione delle somme) e a sé , sulla base di criteri fissati da Pietro Corigliano». 

Il controllo della polizia e i 2000 euro nell’auto. «Vent’anni di carcere mi prendo»

L’iter dei cornetti era rodata ed è stato monitorata dalla polizia giudiziaria da dicembre 2020 a marzo 2022.
Nel corso dell’ultimo controllo gli investigatori avevano organizzato un controllo occasionale stradale. Al sopraggiungere dell’auto della polizia Marangolo esortava Luigi Corigliano a disfarsi della busta che conteneva il denaro. Parte del denaro veniva nascosta nel vano portaoggetti e l’altra in un vano porta accessori. Simulando la ricerca di droga la pg ha documentato la presenza di 2000 euro occultate nell’auto. Subito dopo il controllo, Marangolo commenta dicendo di avere il sospetto che il controllo fosse preordinato, poi si sfoga con Martino Corigliano: «Vent’anni di carcere mi prendo».
L’accaduto porta scompiglio nel gruppo tanto che vengono convocati il dipendente della clinica e suo fratello e dell’accaduto viene anche informato il boss di Papanice Domenico Megna.

Le audizioni in Questura dei dipendenti della clinica

Dopo oltre un anno di attività investigativa, la polizia ha convocato in Questura alcuni dipendenti della clinica che erano soliti chiamare per ordinare i cornetti. Una donna «evidenziava, nel corso della sua audizione, che era adusa a ordinare ad alcune pasticcerie di Rocca di Neto (guardandosi bene dall’ammettere di rivolgersi al bar dei Corigliano) dolciumi, che venivano consegnati da un garzone». La donna ha riconosciuto Patrizia Cundari solo quale paziente della casa di cura. Nessun fiato su possibili estorsioni.
L’uomo è stato ancora più evasivo. Ha riconosciuto Luigi Corigliano claase ’96 come il garzone che consegnava i cornetti e Patrizia Cundari come paziente della clinica. Una volta trovatisi insieme i due dipendenti, sospettando di essere intercettati, «facevano riferimento a quanto da loro detto, circa la necessità di ordinare periodicamente cornetti e prodotti dolciari», ma, ignari di essere videoregistrati, i due «facevano gesti eloquenti, alludendo al fatto che le loro conversazioni potessero essere sottoposte a intercettazione». In auto i due dipendenti «ironizzavano sulla inchiesta, facendo però intendere che gli ordinativi dei cornetti erano meramente pretestuosi. Comunque si mostravano soddisfatti poiché la loro versione somministrata agli inquirenti pareva aver soddisfatto gli stessi, tanto che proponevano di festeggiare il successivo venerdì andando a cena fuori». 

Le altre estorsioni e il rispetto per il boss Mico Megna

Dalle attività investigative è emerso che il denaro della clinica finiva nella cassa comune del gruppo «ma anche al boss Domenico Megna detto “Mico” della omonima cosca di Papanice». 
Il gruppo, emerge dal carteggio delle indagini, aveva grande rispetto per il boss Domenico Megna. Lo testimoniano le trasferte a Papanice, come quella del 5 marzo 2021 effettuata da Pietro Marangolo e Pietro Corigliano. Ma non solo. Il 4 giugno 2021, con estrema puntualità, avviene il consueto trasporto di cornetti alla clinica. Quello stesso giorno veniva ripreso Mico Megna di Pietro Marangolo e dei Corigliano.
Il boss di Papanice viene coinvolto in alcune estorsioni come quella a una società agricola costretta a versare periodicamente 1000 euro di pizzo; i titolari di un’impresa di Strongoli versavano periodicamente 2000 euro. I soldi, estorti con minacce figurate e la forza di intimidazione derivante dalla appartenenza alla cosca, venivano ripartiti con i componenti delle consorteria Megna e Corigliano-Comito.

Il danneggiamento alle macchinette di bibite e snack

Le macchinette distributrici di bibite e snack davano fastidio. Non solo perché il titolare avrebbe dovuto pagare un’estorsione di 500 euro al mese ai Corigliano ma anche perché danneggiava i bar della zona, tra cui quello di Martino Corigliano. È proprio quest’ultimo, infatti, che rappresenta a Pietro Marangolo, Pietro Corigliano e Luigi Corigliano, detto “Capa ianca” la necessità di «recarsi di notte a fare un qualcosa».
La conversazione avviene a luglio 2021. Marangolo fa presente che il distributore a Rocca di Neto era era presidiato da telecamere e dovevano fare attenzione.
«A questo di queste bevande qua gli dobbiamo distruggere le macchinette! E lo so… Gli metti una bomba! Pure una bomba… Dice che con una bomba scoppiano?», si chiede Pietro Marangolo il 31 dicembre 2021 nel dare l’incarico a Mattia Lagani di danneggiare con una bomba carta il locale con i distributori. I due ragionano anche sulla possibilità «di utilizzare una mazzetta da taglialegna, al fine di prelevare l’incasso dalla cassa automatica e i prodotti senza che il tutto venisse danneggiato dalle fiamme», si legge nel fermo. Dalle intercettazioni, inoltre, emerge che Lagani «avesse a disposizione una decina di bombe».
Il 2 gennaio 2022 Pietro Corigliano raccomanda a Marangolo la necessità di bruciare «bruciare quanto prima le macchinette di Tonino». Marangolo lo rassicura, gli dice che ha già dato incarico a Mattia Lagani anche se Corigliano riteneva che fosse necessaria la presenza di due persone per danneggiare la macchinetta.
Corigliano e Marangolo decidono di effettuare un sopralluogo dalle parti del distributore prima di andare a parlare con Mattia Lagani.
Il danneggiamento avviene il 5 gennaio del 2022, intorno alle 22: un ordigno esplosivo distruggeva uno dei dispenser danneggiando gli altri; nel contempo veniva reso inservibile anche il dispositivo di video ripresa, impedendo così di individuare gli autori. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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