TRENTO Dieci anni a Domenico Morello perché ritenuto anello di riferimento della ‘ndrangheta in Trentino, ma non promotore delle attività mafiose come aveva prospettato la procura. Otto anni a Pietro Denise. Per entrambi, i giudici di Trento hanno riconosciuto l’appartenenza a un’associazione a delinquere di stampo mafioso. E’ la sentenza, con rito abbreviato, di uno dei filoni del processo scaturito dall’inchiesta “Perfido” che ha scoperchiato una presunta infiltrazione delle cosche della ‘ndrangheta nel tessuto economico del porfido. Il tribunale ha riconosciuto anche 8 risarcimenti alle parti civili: 300mila euro alla Provincia di Trento, 150mila euro al Comune di Lona Lases, e dai 50 ai 500mila euro per Libera contro le mafie, Cgil, Cisl, e tre lavoratori cinesi che sarebbero stati ridotti in schiavitù.
x
x